Monti: niente tagli dell’Irpef. Il problema però nel cassetto c’è

ROMA –  Mario Monti ha un gran cuore e non ha voluto smentire subito la notizia lanciata con grande evidenza  da Repubblica, titolo di apertura del giornale a tutta pagina,  che il presidente del Consiglio  “studia il taglio dell’Irpef”.

Dice il professore: “ Non ho voluto smentire il giorno stesso per non amareggiare il Ferragosto degli italiani” e poi spiega che”il carico fiscale sulle persone fisiche e sulle imprese in Italia è senz’altro eccessivo, ma in questo momento l’attenzione per il riequilibrio della finanza pubblica non può essere allentata”. “Un fisco meno gravoso è una sacrosanta esigenza per i contribuenti onesti” e “renderlo concretamente possibile, senza fare promesse irrealizzabili, è un obiettivo”, ma “iniziare a distribuire i benefici” del risanamento “ad esempio riducendo l’Irpef, sarebbe prematuro”.  Professore non c’era bisogno che ce lo dicesse lei che “il carico fiscale è eccessivo”.  E poi quel “  calo delle tasse può essere un obiettivo, ma certamente non adesso” a noi sembra una presa in giro  per quegli italiani che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo .

Il Ferragosto non è stato fra i più felici

Il Ferragosto non è stato fra i più felici, a prescindere.. La gente era già tanto “amareggiata” che è rimasta a casa, al più ha fatto una capatina al mare, una gita mordi e fuggi  . In questi giorni  ferragostani i cassonetti erano zeppi di mondezza che traboccava e si riversava sulle strade., come nei giorni normali, fose più. Allora veniamo al sodo. Perché non è pensabile che i cronisti del “politico” del giornale più letto d’Italia siano così ingenui da inventarsi una notizia bomba. Vuol dire che qualche soffiata l’hanno avuta, dall’interno stesso degli ambienti governativi. Del resto Repubblica non diceva  che ci saranno tagli ma che Monti stava studiando, aveva “ un dossier nel cassetto”.

La replica di Repubblica: Il problema è stato discusso

L’autore dell’articolo,Claudio Tito, replica al premier: “Capisco le esigenze di comunicazione di cui il presidente del Consiglio deve tenere conto in questa fase, ma ribadisco che la questione è stata discussa – non decisa – negli ultimi colloqui del premier. E ciò mi è stato confermato non solo da alcuni dei suoi interlocutori, ma anche da autorevoli rappresentanti del governo. Del resto noto con piacere che anche il presidente Monti conferma nella sua nota quanto scritto nell’articolo: il carico fiscale, che lui stesso giudica eccessivo, verrà ridotto se le condizioni dei conti pubblici lo consentiranno. E nessuno può mettere in discussione che la verifica di queste condizioni sia costante”. Anche noi pensiamo che  il premier quel dossier nel cassetto lo abbia  davvero. Anzi sarebbe strano che non lo avesse. Del resto l’esigenza  di una riforma fiscale, di una redistribuzione del reddito, è  la prima rivendicazione posta da Cgil, Cisl, Uil.  E’ vero che  il presidente del Consiglio non è molto sensibile nei confronti delle proposte sindacali, ma non può ignorarle. Magari le tiene nel cassetto. Anche nella carta di intenti del Pd si parla di riforma fiscale e si indicano anche le possibili fonti  per le risorse necessarie. Così come non può ignorare il professore che se non circola denaro i consumi continueranno la loro picchiata verso il basso. E la crescita dei consumi dipende dalle possibilità di milioni  di cittadini e non di pochi privilegiati di poter tornare ad acquistare, non il superfluo, il lusso,ma l’indispensabile. Insomma lo sviluppo sostenibile, perché di questo si tratta, non potrà aversi senza  una riforma fiscale degna di questo nome.  

Il premier ne ha parlato con Alfano, Bersani e Casini

Allora perché negare in modo così netto che esista un dossier riforma fiscale? Una volta tanto anche noi facciamo i retroscenisti. Dell’argomento Monti  ha  parlato nei recenti incontri, di persona o telefonici, con Alfano, Bersani e Casini. Anzi il segretario del Pdl per conto di Berlusconi ha presentato un progetto per ridurre le  tasse ed ha avutola faccia tosta di affermare che il centro sinistra, il Pd in particolare, è il partito delle  tasse. Come se Berlusconi in questi anni non avesse mai governato visto che il carico fiscale invece come diminuire come il cavaliere vaveva promesso è aumentato. Monti da questi colloqui si è reso conto che una maggioranza in Parlamento per affrontare questo problema non c’era. Le ricette del Pdl sono non credibili, si ripresentano come il partito dei condoni, non vanno a cercare i soldi là dove sono. Del resto lo stesso Monti ha più volte detto che di patrimoniale non si parla. Allora meglio non farne niente.

Fassina ( Pd).l’ostacolo alla riforma è rappresentato dal Pdl

Coglie nel segno Stefano Fassina, della segreteria del Pd, responsabile del settore economia e lavoro quando afferma:”L’ostacolo alla riduzione delle tasse in modo equo è rappresentato dal Pdl e dalla “eterogeneità” della maggioranza che sostiene il governo.I primi passi di una riforma fiscale di segno progressista per ridurre il carico dai redditi da lavoro e dai redditi d’impresa sono necessari e urgenti per ragioni di equità che, nel contesto recessivo in corso e previsto, sono anche ragioni di sviluppo”. Ancora: “Aumentare il potere d’acquisto dei redditi bassi e medi vuol dire sostenere la domanda, variabile decisiva per rianimare l’economia reale. Ovviamente, la riforma va fatta senza perdita di gettito. Può essere avviata soltanto consolidando e ampliando il recupero di risorse dall’evasione e chiamando a contribuire i grandi patrimoni”. “ Il problema è tutto qui. La realtà è che una maggioranza  che assicura il governo   e si regge sui voti di due forze politiche antagoniste, una progresssista l’altra di centrodestra, anzi di destra non  è in grado di affrontare   un discorso di riforme nel segno dell’equità del rigore, della crescita come lo stesso Monti aveva annunciato. Sembra fra l’altro dche ugual destino sia riservato alla legge contro la corruzione che il Pdl vorrebbe mettere in parallelo con le intercettazioni, la responsabilità dei magistrati e farne merce di scambio. Se fosse così, fa capire blo stesso ministro della giustizia meglio rinviare al governo che verrò dopo le elezioni.

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