Senato. Ora compare il “modello francese”. Ma c’è subito un coro di no

ROMA – Siccome non bastavano più di tremila emendamenti alla legge per la riforma del Senato, ma si parla anche di ben cinquemila che potranno contarsi al momento in cui scade la presentazione in Commissione, arriva una proposta del governo, il cosiddetto n” modello francese”. 

I senato rei sarebbe eletti in maniera indiretta da una platea molto ampia  una  decine di migliaia di persone composta da amministratori locali e deputati. Verrebbe da dire dalla padella nella brace. Il “modello francese “ lo  tirano fuori dal cilindro, come prestigiatori, ci scusino, neppure di gran livello, la ministra Boschi ,ministro per le riforme e la presidente della Commissione Affari Costituzionali, Anna Finocchiaro. Sarebbe farina del suo sacco  questo proposta che sembra piacere anche al capogruppo del Pd, Zanda.

 La proposta  messa a punto da Boschi e Finocchiaro  

  Finocchiaro   addirittura dice che l’elezione diretta dei senatori “non è più un’ipotesi in campo”. “Oggi ci sono due opzioni di modifica –prosegue – la prima è un sistema di scelta che prevede un listino dei consiglieri regionali eletti dall’assemblea dei sindaci, e un’altra che è quello che viene chiamato sistema francese con una platea molto ampia di elettori”.  Poi si augura che i 3.500 emendamenti annunciati dalla Lega,  “possano essere ritirati”. “Così come mi auguro – ha aggiunto – che gli emendamenti delle altre forze politiche, che non sono così numerosi, posano essere ritirati trovando una intesa la più ampia possibile”.  Non solo la Lega , come annunciato da Calderoli, relatore di minoranza in Commissione, il quale sta cercando-dice la ministra Boschi per dirgliene quattro è pronta a dare battaglia. Raddoppiando gli emendamenti.Anche Forza Italia, per bocca di Paolo Romani  definisce il “modello francese”, una proposta inaccettabile. E come è noto i voti dei berluscones al Senato sono molto importanti, determinanti, vedi accordo Renzi-Berlusconi siglato al Nazareno.

Presentati più di cinquemila emendamenti.Il no di Forza Italia

 

Sono circa 500,  gli emendamenti presentati dal gruppo Misto. La maggior parte di questi, circa 450, sono a firma del gruppo Sel. Anche il M5s ha presentato i suoi emendamenti: sono 171. Le proposte di modifica sono circa 5.200. Mentre Finocchiaro da per scontato che  ii senatori del Pd, come un sol uomo voteranno per il modello francese il disegno di legge presentato da Vannino Chiti, sottoscritto da una ventina di senatori verrebbe trasformato in emendamenti, l’esatto contrario di quanto previsto dalla proposta Boschi-Finocchiaro. Il capogruppo Zanda si mostra molto più prudente e chiede ai senatori del Pd di “essere responsabili”  “Chiedo a tutti i senatori del gruppo- dichiara- di guardare con rigore alla delicatezza della fase politica  se vogliamo che la legislatura arrivi al 2018 non possiamo in nessuna circostanza e per nessun motivo comportarci come se fossimo un gruppo misto”.  Finocchiaro , a domanda dei giornalisti, risponde di essere sicura che  tutti i sentori del Pd voteranno come un sol uomo.

Mineo rilancia  il disegno di legge di Vannino Chiti

 Corradino Mineo, fra i sostenitori della proposta Chiti, dice: “Che devo fare, mettermi a ridere?”. E spiega. “Nella Costituzione francese del 58  scrive sul suo blog  tutto gioca intorno all’elezione diretta del Presidente della Repubblica, dominus del governo (ma senza sporcarsi le mani, per quello c’è il primo ministro) e soprattutto garante della Costituzione e dello spirito repubblicano. Un sovrano costituzionale. Però, siccome elezione diretta e doppio turno suscitano, in Francia soprattutto, una dinamica giacobina e parigina, ecco che la Costituzione gollista pensò di offrire una tribuna alla pancia profonda e trascurata del paese, ai piccoli amministratori che non toccano palla nella politica nazionale ma fanno i conti con tanti Asterix locali”. “Noi abbiamo, semmai, il problema opposto – ha proseguito – troppe incombenze sono state trasferite alla autonomie in modo confuso. Non a caso il governo voleva centralizzare (riforma della riforma del titolo V) e irretire sindaci e governatori promuovendoli per qualche giorno senatori. Ora però, per non dare ragione a Chiti (e proteggere Berlusconi dalla fronda interna) si pensa di affidare le garanzie costituzionale a un Parlamento per metà eletto con legge maggioritaria e partitocratica, per l’altra metà nominato dalla casta degli amministratori”.

Mucchetti . Un pasticcio, con un corpo elettorale autoreferenziale

 Segue a ruota Massimo Mucchetti che respinge la proposta di mediazione sul modello francese. Il presidente della Commissione Industria a Palazzo Madama dice di aver riproposto sotto forma di emendamenti il ddl Chiti, “assieme agli altri 19 che lo avevano firmato”. “Sui casi Telecom e Banca d’Italia- afferma-si può anche rinunciare alle proprie ragioni per disciplina di gruppo parlamentare, ancorché sul primo caso ci fosse l’unanimità non del gruppo, ma del Senato ma ora è in gioco la Costituzione e sulla Costituzione nessun governo può chiedere la fiducia e nessun partito può imporre una disciplina militare. Altrimenti bisogna avere il coraggio di proporre l’abolizione dell’articolo 67 della Carta. La riforma costituzionale, insomma, interpella la coscienza di ciascun parlamentare. E lo pone davanti all’eterna domanda: siamo uomini o caporali?”. Netto il no al modello francese: “La parola mediazione non può mascherare un pasticcio che non cambia la sostanza, anzi la peggiora. Gli eletti negli enti locali – ha spiegato il senatore della minoranza Pd – deputati a scegliere il Senato di Parigi sono ben più numerosi, 180mila, e soprattutto possono eleggere chiunque abbia compiuto i 24 anni. Di più, da marzo scorso non saranno candidabili sindaci e presidenti di regione per evitare il doppio mandato, che ha dato prova negativa. Al senato francese infine si giustappone l’Assemblea nazionale con i deputati eletti con doppio turno di collegio, e non la Camera dei deputati dell’Italicum, con premio di maggioranza a chi supera il 37% o vince il ballottaggio di coalizione con liste decise dall’alto. E un sistema, quello francese, con una forte coerenza interna – ha affermato Mucchetti – Vogliamo copiare invece di incollare, come stiamo facendo parti di Costituzioni altrui in una sperimentazione di pop art strapaesana? Ottimo – ha concluso – purché si copi bene: non costruiamo un corpo elettorale autoreferenziale che si aggiunge ai governatori”.

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