Il settore delle costruzioni muore, il governo sta a guardare

ROMA – “Nel silenzio generale stiamo assistendo alla morte del settore delle costruzioni.

Per dare una idea, in edilizia sono sparite fino ad oggi dall’inizio della crisi 20 Ilva, 100 Termini Imerese, 200 Alcoa, ed ancora non è finita. Ma non sembra interessare a nessuno, tanto meno al Governo, che in assoluta continuità  con il precedente continua a fare promesse e quando  arriveranno – se mai accadrà  – quei  50 miliardi che il Ministro Passera continua ad annunciare per le infrastrutture, ad aspettarli non ci sarà  più nessuno.

Da rinnovare i contratti di 1 milione 200 mila lavoratori

Non ci stiamo, la Fillea Cgil non ci sta, E’ una situazione inaccettabile ,proprio mentre    ci apprestiamo ad affrontare la nuova stagione contrattuale per 1 milione e duecentomila lavoratori dei comparti  dell’edilizia, legno e arredo, lapidei, cemento, laterizi, tutti in scadenza a fine anno.
Da   qui l’invito alle associazioni datoriali a smetterla di stare col cappello in mano fuori la porta dei governi  ma proseguire concretamente in quella battaglia che abbiamo intrapreso insieme con il manifesto degli Stati Generali delle costruzioni, in cui abbiamo chiesto pochi ,chiari e precisi interventi  da parte dell’esecutivo per dare un futuro alle imprese sane del settore attraverso  la qualificazione di impresa, il Durc per  congruità , lo sblocco dei pagamenti.”  E proprio su questo tema dei pagamenti  lanciamo l’allarme per una ulteriore emergenza in atto L’Anas, a causa del mancato trasferimento dei fondi dai ministeri competenti,  da sei mesi non paga le imprese cui ha affidato appalti per la manutenzione stradale, con la conseguenza che 5mila dipendenti di queste imprese sono senza stipendio.

L’esecutivo risponde solo alla bussola della troika economica

Il Governo,  a fronte di una situazione molto grave,non ha mai avuto intenzione di intervenire  sui meccanismi di redistribuzione della ricchezza: risponde  solo alla bussola della troika economica internazionale  perseguendo un modello di sviluppo all’interno del quale l’unica linea di pensiero è quello della compressione dei costi.” Un governo  senza coraggio che sceglie di non tassare i patrimoni e le rendite, ma ha la faccia tosta di chiamare le parti sociali e dire: io ho fatto quello che dovevo, ora sta a voi mettervi d’accordo e trovare un modo per aumentare la produttività  del lavoro. Noi , la Fillea Cgil,quella faccia tosta non ce l’abbiamo, non ci andiamo in cantiere o in fabbrica o in cava, dal  lavoratore che a 67 anni sta ancora su un’impalcatura o da quello che porta a casa 30 euro al giorno in nero o a partita Iva, o da quello più fortunato che lavora dieci ore e se ne trova in busta paga otto, a dire che il loro lavoro è poco produttivo. Andremo da loro a dire invece che dobbiamo continuare la mobilitazione unitaria e far sentire la nostra voce. Questo è il momento in cui occorre il massimo dell’unità  ed un allargamento delle alleanze, per dare forza alle nostre proposte e per portare a casa il massimo dei risultati, perché  è questo che i lavoratori ci chiedono ed è questo ciò che faremo.”

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