Alluvioni. Subito la messa in sicurezza dei territori

ROMA – Esprimere commozione, cordoglio per  le vittime provocate dalle alluvioni di questi giorni, solidarietà alle popolazioni colpite  è un dovere.

Ma non basta. E ‘importante che lo facciamo proprio  intervenendo in una manifestazione , in una città come Ancona,nel quadro della giornata di lotta europea  contro l’austerità e per la solidarietà. La messa in sicurezza dei territori,  la cura dell’ ambiente, una nuova politica delle città, il rilancio del settore delle costruzioni, sono elementi qualificanti ,in Italia in particolar modo, per la ripresa, lo sviluppo sostenibile. Non è possibile che piogge anche se di forte intensità provochino  vittime,tanta devastazione, danni incalcolabili alle cose a elle persone. Perciò chiediamo  al Governo di varare un piano straordinario di messa in sicurezza del territorio, da finanziare attraverso un allentamento selettivo del patto di stabilità  interno per Regioni, Province e Comuni.
Il ministro Clini e il governo  dopo quanto e’ successo in questi giorni,non si possono fermare alle parole. Adesso servono i fatti.   Da qui il no alle politiche di austerità , che pesano solo sulla parte più debole del paese, cui invece va garantito ora più che mai un modello di inclusione e protezione sociale efficace, efficiente,moderno.

La sola disciplina di bilancio uccide la possibilità di ripresa

 E’impossibile non vedere che la sola disciplina di bilancio sta uccidendo ogni possibilità  di ripresa creando una spirale recessiva senza vie di uscita. Impossibile non vedere che lepolitiche di austerità  stanno devastando la vita di milioni di lavoratori e pensionati , cancellando il futuro per una generazione che corre il rischio di alimentarsi a pane e precarietà . La Banca centrale europea , la  “troika” e il governo Monti hanno imboccato la strada dell’austerità  non per miopia ma per una “scelta che risponde ad interessi precisi che essi rappresentano, e che  non sono gli interessi dei lavoratori, dei cittadini, della gente che vive del proprio lavoro e che paga le tasse. Chi sta prosperando, oltre alle economie criminali che
si stanno comprando tutto quel che possono, aziende, immobili, carriere politiche, sono le banche, la finanza, le grandi ricchezze e rendite. Dietro queste scelte c’è una idea di Europa e di società  che a noi
non piace e che respingiamo al mittente, un’idea cui milioni di donne e uomini, con la straordinaria mobilitazione generale in tutta Europa, hanno detto no in tutte le lingue dell’Unione.I l Governo dei tecnici che da un anno governa il Paese, se da una parte è stato un elemento di rottura per recuperare almeno credibilità  e restituire dignità  internazionale al Paese dopo vent’anni do vergogna” dall’altra non ha saputo spostare di una virgola la rotta, ad eccezione forse che per l’impegno nella lotta all’evasione.
I risultati purtroppo non fanno che confermare questa nostra convinzione, perché si continua a tenere le mani lontane dalle tasche di chi quella crisi l’ha prodotta, cioè il manipolo di uomini che muovono in Italia
le speculazioni, la finanza e le rendite, e si va a pescare in quelle ormai logore dei soliti noti, lavoratori e pensionati, senza mai smettere.

La scusa della produttività per togliere certezze di salario e di diritti
E’ il caso del dibattito sulla produttività  “invece di intervenire sulla vera questione, cioè il rafforzamento della competitività  del sistema paese – investendo in infrastrutture, ricerca, burocrazia,illegalità , corruzione – vogliono risolverla nel modo più antico del mondo: abbassando i costi del lavoro, togliendo certezze di salario e diritti, negando la democrazia nelle fabbriche e negli uffici. Una idea
che ci trova esattamente all’opposto. Ed infine, a chi pensa che la CGIL possa di nuovo essere messa
all’angolo da un’intesa separata  diciamo che saremo ostinatamente a quel tavolo per cambiare i termini ora inaccettabili di quell’accordo. Così come è nella storia di questo grande sindacato,
non dobbiamo sottrarci alla responsabilità  e alla fatica della ricerca di u n’intesa ma senza la difesa del ruolo del contratto collettivo di lavoro,, del ruolo e della funzione della contrattazione aziendale dei
processi produttivi e dell’organizzazione del lavoro e, soprattutto,senza la chiara affermazione di un elementare diritto di democrazia e rappresentanza nei luoghi di lavoro, quell’intesa, se mai ci sarà , non
solo non ci vedrà  d’accordo ma, soprattutto, non avrà alcuna utilità per il paese.

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