Non hai neanche un iphone

ROMA – In tempi di crisi anche i ladri piangono. Non pensate subito al lato oscuro della politica, questa è la storia di un furto privato con alta valenza sociologica.

Siamo a Genova. Un ragazzo di diciassette anni esce da una discoteca sul lungomare. È vestito di ordinanza: moncler nero, telefonino in mano, insomma tutti i simboli di un giovane al passo con i tempi e con la moda che si veste come tutti nel suo giro per farsi notare come uno di loro. Però lo notano anche quattro tunisini: è giustamente distratto da una serata piena di discomusic ad alto volume, è una vittima designata. Gli uomini si avvicinano cauti, poi d’improvviso e velocissimi  gli puntano il coltello alla gola, ‘dacci tutto’ dicono minacciosi. Il ragazzo saggiamente si spoglia dei suoi simboli. Consegna il piumino, il telefonino e pochi spiccioli che rimangono nelle tasche della giacca.
Molta paura, ma non aveva ancora finito di tremare che i quattro rapinatori lo richiamano. Si guarda intorno cercando aiuto, cos’altro vorranno da lui. Quelli però gli restituiscono tutto con un commento sprezzante: il giubbotto è taroccato, il telefonino vecchio e non hai neanche un iphone! Tieniteli.
Il ragazzo ammette: “Il giubbotto l’avevo comprato su una bancarella e il cellulare era quello di mia madre che non lo usava più”.
Morale: la crisi favorisce acquisti taroccati, false griffe a buon mercato. Da un lato non ci sono più i fashion victim di una volta. Ora chi vuole i simboli dell’appartenenza al gruppo si accontenta di quelli di serie b, tanto da lontano chi se ne accorge. Dall’altro non ci sono più i ladri di una volta. Se il ragazzo è più povero di te, ridagli tutto e fallo sorridere di nuovo.
E infine, meglio di qualunque analisi, quella frase del ladro compassionevole: non hai neanche un iphone. Ovvero non sei nessuno. Infatti i consumi sono depressi, quelli di cellulari e simili molto meno.

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