I dieci saggi, la scelta del Quirinale desta numerose preoccupazioni

ROMA – Al di lá delle reazioni ufficiali, metodo e merito delle scelte del Quirinale hanno destato e destano piu di una preoccupazione. La decisione di nominare i saggi e di pilotare la crisi, piaccia o no, é una nuova svolta verso un modello presidenzialista, un precedente che potrà essere invocato magari da chi non avrà la stessa prudenza di Giorgio Napolitano.

L’assenza di una donna tra i 10 saggi ha suscitato una legittima reazione, anche perché non é credibile che non ci siano donne “sagge”, quanto meno allo stesso livello dei prescelti. Gli ambiti politici, professionali, associativi dei 10 avrebbero potuto essere più differenziati, in particolare per quanto riguarda la questione sociale e la questione democratica.

Alcuni degli indicati, infine, sono tutto meno che saggi ed hanno anche contribuito a determinare la attuale situazione di degrado politico e non solo. Eppure, paradosso dei paradossi, continuiamo a pensare che il risultato finale non sia colpa del Quirinale, ma di una situazione drammatica, ai limiti del collasso e che non ha certo innescato Napolitano, anzi!

Il drammatico stallo deriva dai risultati elettorali, dagli egoismi di parte, dai tatticismi di oligarchi vecchi e nuovi. Non a caso, ora, tutti o quasi tutti fingono di condividere.
Il Pd non può fare altro, altrimenti andrebbe in frantumi.
Grillo spera nel governissimo, per poter sparare ad alzo zero, urlare all’inciucio e poi provare a radere al suolo quello che resterà del centro sinistra che, per l’ennesima volta, pagherà il prezzo più alto.
Per Berlusconi, il vetoo vincitore di questa fase, è l’occasione per rientrare in gioco, partecipare al tavolo della trattiva , espellere dall’agenda preparata da Bersani il conflitto di interessi, la riforma del falso in bilancio e delle prescrizioni, modificare le norme sulla corruzione, imporre un uomo di fiducia al Quirinale, magari uno di quelli che hanno sempre chiuso un occhio, forse due, sul conflitto di interessi, sulle norme ad personam e ad aziendam, sul fatto che l’Italia sia precipitata all’ultimo posto in Europa in materia di libertà di informazione.

Non passerà molto tempo che Napolitano sarà rimpianto e non poco.
Ci sbaglieremo, ma questi saranno i primi punti ad essere strappati all’agenda Bersani, e di questo si dovrà ringraziare chi ha scientificamente deciso di dire No ad un governo politico che sarebbe stato costretto ” Per amore o per forza” a condividere un programma comune con i 5 stelle.

Da parte nostra continueremo a vigilare affinché il nodo  del conflitto di interessi e della libertà dei media non ritorni negli scantinati dei palazzi della politica e delle istituzioni e, proprio per questo, dedicheremo al tema la nostra assemblea annuale che si terrà entrò il mese di aprile.
Ci resta, tuttavia, una speranza, anzi la quasi  certezza, e cioè che Napolitano, per primo, abbia la quasi certezza che questo gruppo di saggi potrà solo disporre alcune misure urgenti per affrontare la crisi ed impedire la bancarotta e formulare una nuova legge elettorale, magari con il doppio turno e poi subito, di corsa, verso nuove elezioni.

Prima  che sia troppo tardi e non si tratta di una frase di rito!

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