Alluvione Sardegna. Non si può morire di pioggia e di cementificazione

ROMA – In queste ore la Sardegna sta vivendo uno dei momenti peggiori che la sua storia ricordi. I morti finora sono 16, i dispersi e gli sfollati non si contano. I danni, invece, si conteranno domani, anche se già oggi c’è chi sa di aver perso tutto e di dover piangere i propri cari.

Ma il popolo sardo è fatto di gente che sa tirarsi su le maniche, sollevarsi anche con la schiena spezzata e la solidarietà si è mossa in tutta l’isola, da Sassari a Cagliari passando per Olbia e Nuoro (Nùoro, per favore, non Nuòro): case aperte e a disposizione chi non ha più la sua, raccolte di abiti, beni di prima necessità.

E il pensiero non può fare a meno di tornare a quello che è successo qualche anno fa a Capoterra. Era il 22 ottobre del 2008 e una bomba d’acqua uccise 4 persone. Ironia della sorte proprio oggi si apre il processo per omicidio colposo, inondazione colposa e rifiuto d’atti d’ufficio per quelle morti nel Sulcis.
Cinque anni fa ci si chiedeva “di chi è la colpa?” E oggi di nuovo quella stessa domanda si fa largo fra il fango, il sudore e le lacrime, assieme alla rabbia.

Emiliano Deiana il sindaco di Bortigiadas, uno dei paesi in provincia di Olbia-Tempio colpiti dal ciclone Cleopatra condivide su Facebook l‘immagine del resoconto dei fondi che il presidente Cappellacci dà ai Comuni per combattere la disoccupazione e per fare le manutenzioni del territorio. Poco più di seimila euro. E sul sito dell’Autorità di bacino della Regione Sardegna, ancora si può leggere la revoca del finanziamento per la gestione dei PAI il Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico.
Una lacuna, questa dell’attenzione alla situazione idrogeologica, che si somma alla cementificazione selvaggia che invade tutto il nostro territorio nazionale.

La situazione la disegna ben chiara Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi: “…l’urbanizzazione sfrenata ha eroso dal 1985 ad oggi ben 160 km di litorale. I numeri recentemente pubblicati nell’Annuario dei Dati ambientali 2012 dell’ISPRA parlano chiaro: se in Italia per oltre 50 anni si sono consumati in media 7 mq al secondo di suolo, oggi se ne consumano addirittura 8 mq al secondo. Significa che ogni 5 mesi viene cementificata una superficie pari a quella del comune di Napoli e ogni anno una pari alla somma di quelle dei comuni di Milano e di Firenze. Per non parlare degli incendi , il 72% dei quali risulta essere di natura dolosa, il 14% di natura colposa e il restante 14% di natura dubbia. Da tempo i geologi chiedono l’istituzione di una commissione che possa affrontare tali problematiche così come fece la Commissione De Marchi”. E allora quella domanda deve diventare una richiesta di giustizia perché non si può morire di pioggia. Non si può.

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