ROMA – I rapporti del premier con le parti sociali critiche nei confronti dei provvedimenti del governo hanno tenuto banco in questi giorni. Polemiche, botta e risposta Renzi prende di mira il segretario della Cgil, il presidente di Confindustria, parla di “ palude.”
C’è di più: si crea una insolita triangolazione di rapporti tra il Presidente del Consiglio, il segretario generale della Cgil ed il segretario della Fiom Maurizio Landini. Molti commentatori sono rimasti sorpresi dal dialogo diretto tra Renzi e Landini che ha completamente scavalcato il rapporto con la Cgil e gli apprezzamenti del Premier nei confronti del segretario della Fiom, esternati nel corso di una intervista rilasciata a Fabio Fazio: “Da lui, anche se spesso siamo in disaccordo, ogni volta che parla imparo qualcosa”.Sempre Renzi era stato invece sferzante nei confronti di Susanna Camusso che aveva minacciato lo sciopero: “Se avremo i sindacati contro, ce ne faremo una ragione”. Ancora più duro con l’accusa al segretario generale della Cgil di una sorta di convivenza con il presidente Squinzi.
Le vecchie regole della concertazione sono saltate
Le vecchie regole della “concertazione” tra Governo e parti sociali prevedevano una relazione privilegiata con le segreterie delle confederazioni sindacali e con le presidenze di Confindustria, di Rete Imprese Italia e di tutte la principali associazioni dell’impresa. Adesso tutto è cambiato rapidamente. Persino Landini apprezza la velocità del Premier e sostiene, a proposito della ” triangolazione”, che vorrebbe ” un sindacato che si confronta sul merito e non sui riti”. Il pranzo è servito.Dobbiamo dunque abituarci a questa nuova situazione? Come dobbiamo interpretare le mosse che Renzi sta compiendo? Abbiamo già osservato in altre occasioni che l’azione del Premier è caratterizzata dalla rapidità, dalla spregiudicatezza e anche dal repentino cambiamento di posizione rispetto a quello che da lui ci si potrebbe attendere. Si tratta di una caratteristica della ‘nuova’ politica con la quale dobbiamo abituarci a fare i conti.
Renzi e Landini, convergenze mediatiche
Per quanto riguarda la convergenza tra Renzi e Landini che, a tratti, è parsa realizzarsi anche sui contenuti, non dobbiamo farci confondere. La sintonia si basa essenzialmente sulla reciproca capacità divalorizzazione mediatica attraverso un posizionamento, rispettivamente nel campo della politica e del sindacato, atipico e di contestazione delle prassi tradizionali.
In questo c’è un punto di incontro, al quale corrisponde una reciproca e crescente visibilità nel campo dei mezzi di comunicazione che non necessariamente corrisponderà ad una condivisione dei contenuti. Infatti è molto difficile immaginare che Landini possa condividere tutto il Jobs Act del Presidente del Consiglio, in particolare per quanto riguarda la questione dei contratti a termine. Il prolungamento a tre anni del periodo nel quale non è necessario indicare specifiche causali e la possibilità di otto rinnovi complessivi nell’arco del triennio, rendono di fatto questo strumento di alta flessibilità a disposizione delle aziende e questo comporterà un aumento della precarietà del lavoro.
Rappresentanza e rappresentatività sindacale
L’esatto contrario di quello che il segretario della Fiom ha sempre auspicato. Il rapporto diretto con Renzi viene utilizzato da Landini per la sua battaglia congressuale nella Cgil. Nello scontro con Susanna Camusso l’eco mediatica di un rapporto privilegiato con il leader del Pd fa aumentare la sua presa politica, dal momento che il segretario della Fiom ha condiviso la piattaforma della maggioranza della Cgil ed è insidiato, sul lato sinistro, da un documento di minoranza che potrebbe sottrargli voti congressuali nella sua stessa categoria. Sarebbe interessante capire, al dunque, quale sarà la convergenza sui contenuti tra Renzi e Landini, ad esempio anche per quanto riguarda una legislazione di sostegno sui temi della rappresentanza e della rappresentatività sindacale.
Il Premier appoggia questa idea ma, nel corso delle audizioni della Commissione Lavoro della Camera, la gran parte delle associazioni si è dichiarata contraria. Non sarà facile uscirne, a meno che Renzi non decida di procedere diritto per la sua strada, come del resto ha già fatto in altre occasioni. Sappiamo che la materia del lavoro e dello stato sociale è molto complessa, come la partita politica e sociale che si sta giocando in questi mesi. Mi auguro che il sindacato, di fronte alla novità di questo Esecutivo, non si divida nuovamente come ha già fatto in molte altre occasioni al tempo dei Governi di Berlusconi e di Monti. Non bisogna dimenticare che la crisi non é finita e che la disoccupazione aumenterà anche quest’anno. In questa situazione conta molto l’azione unitaria delle parti sociali, aldilà delle contingenze congressuali.
Nel confronto la crescita è l’argomento centrale
Una piattaforma unitaria di CGIL, CISL e UIL sui temi dello sviluppo, del lavoro e dello stato sociale, aiuterebbe il Paese a ritrovare la strada della ripresa: la manovra di Renzi va sostanzialmente nella giusta direzione, anche se alcune correzioni possono essere apportare, come nel caso del mercato del lavoro. L’ideale, come sempre, sarebbe un avviso comune delle rappresentanze del lavoro e dell’impresa, in vista della discussione della legge delega sul contratto di inserimento e sugli ammortizzatori. E’ bene che ogni soggetto sociale ritrovi e difenda la sua autonomia e parta dai contenuti della sua elaborazione: la sintesi la troveremo nel confronto, se assumeremo come argomento centrale quello della crescita e della fine del dogma dell’austerità a senso unico.