L’ama scopra le sue carte. Raccolta differenziata e produzione combustibile da rifiuti sono contrastanti

ROMA – L’intervista a Daniele Fortini, presidente di AMA, rilasciata all’agenzia Dire apre non pochi contrasti sulla gestione dei rifiuti del Lazio.

Fortini, infatti, attacca subito con la necessità per Roma di realizzare impianti di compostaggio (non entra nel merito di quale compostaggio se aerobico o anaerobico) e parla della necessità di non far gravare sui cittadini e sull’AMA la responsabilità di una raccolta differenziata di qualità che invece dovrebbe essere sostenuta anche dalle aziende che lavorano i rifiuti. Personalmente ritengo questa affermazione alquanto superficiale e populista: un’ottima raccolta differenziata costa solo un po’ di attenzione ed abitudine da parte dei cittadini, una buona organizzazione da parte di chi effettua la raccolta (AMA), ma al contempo rappresenta un’ingente risorsa economica a favore degli enti locali in quanto le aziende pagano molto di più a tonnellata il rifiuto differenziato ad alti livelli qualitativi.

Ma non è tutto. Fortini, come tutti i suoi predecessori, pontifica in modo entusiasta sui risultati della differenziata a Roma. Non riferisce, tuttavia, i dati analitici con le tipologie raccolte, i luoghi di destinazione dei rifiuti differenziati e soprattutto gli introiti economici derivanti dalla vendita dei  materiali raccolti. Il dato economico è fondamentale per capire il livello “qualitativo” della differenziata effettuata.

Si continua a sostenere che a Roma il “porta a porta” è di difficile attuazione e si parla genericamente di metodi alternativi che potrebbero ottenere risultati anche migliori. Fortini glissa totalmente sul visibile ed incontestabile FALLIMENTO DELLA DIFFERENZIATA STRADALE su cui sta puntando l’AMA in vaste aree della città dove, è bene ricordarlo, sono stati semplicemente aggiunti i cassonetti marroni per la raccolta del rifiuto organico e le campane verdi per la raccolta del vetro.

Fortini, dal canto suo, ammette che dal volume dei rifiuti che entra negli impianti TMB esce solo un 20/25% di “combustibile” ed il resto è rappresentato da un 50% di scarto che va egualmente in discarica ed un 25% di Frazione Organica Stabilizzata che, come rifiuto speciale, deve essere sversato in siti appositi e da questo ragionamento parla della necessità generica di un altro tipo di impiantistica finalizzata al recupero della materia.  E’ però sulla questione “TRASFORMAZIONE IMPIANTI DI TMB” che assume una posizione nuova sulla quale, a mio avviso, tutti i comitati e le forze politiche debbono aprire una vero fronte comune di opposizione. Infatti gli impianti TMB saranno trasformati in impianti per la produzione di CSS -Combustibile Solido Secondario- (si tratta di CDR arricchito da scarti di lavorazione industriale tipo fibre sintetiche, pvc, pneumatici, etc). E’ proprio da questa ipotesi di trasformazione degli impianti TMB che deriva la sua affermazione sul fatto che l’inceneritore-gassificatore di Malagrotta è inutile. La sua prospettiva è quella di bruciare il CSS, in sostituzione del carbone, del coke, e del gas naturale, in tutti gli altiforni disponibili nel Lazio: cementifici, centrali a carbone, centrali termoelettriche. Insomma ancora neri orizzonti per Civitavecchia (centrale a carbone e termoelettrica), a Colleferro (Cementificio Unicem), a Guidonia (Cementificio Buzzi), etc.

In finale sembrerebbe chiara la strategia: si sceglie di fermare ad una certa soglia la Raccolta differenziata in modo che l’AMA possa migliorare le sue entrate vendendo il CSS a tutti gli impianti altamente energivori della Regione. Una scelta folle, sia perché si lascia la strada del recupero della materia per perseverare in quella del recupero energetico dei rifiuti ed  inoltre appare evidente che continuerebbe l’alto impatto ambientale degli impianti alimentati a CSS che produrrebbero comunque CO2, polveri sottili e diossine. Da non sottovalutare che l’utilizzo del CSS come energia pseudo-rinnovabile a basso costo fermerebbe la vera e necessaria riconversione ecologica degli impianti.

Da ultimo l’annuncio della presentazione da parte di AMA entro giugno 2014 del nuovo Piano industriale e del bilancio. E’ sicuramente positivo perché,  l’ultimo Piano industriale dell’Azienda risale al 2004, ma allo stesso tempo l’AD dell’AMA si guarda bene dal parlare di un PIANO INDUSTRIALE CONDIVISO e PARTECIPATO. E’ proprio su questo che bisognerebbe concentrarsi, richiedendo all’Amministrazione Comunale un serrato confronto su strategie, metodi ed obiettivi. Insomma serve, ora più che mai il rilancio di un’azione comune: esiste una sola VERTENZA RIFIUTI LAZIO. La questione AMA, proprio per la rilevanza di Roma nella produzione dei rifiuti nel Lazio, non può essere affrontata autonomamente: ora, ancora più di prima, ci si deve far trovare uniti. In questo senso lancio una richiesta a tutti i Comitati di un incontro finalizzato alla stesura di una comune piattaforma sulla gestione dei rifiuti nel Lazio e di azioni concrete a sostegno della stessa.

Ferdinando Bonessio

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