Europee. I taccuini elettorali

Taccuino elettorale 1

ROMA – In Francia non esistono divieti alla divulgazione dei sondaggi nell’imminenza del voto. Il quotidiano Le Monde, così, ogni giorno pubblica un sondaggio aggiornato del voto francese per le elezioni europee del 25 maggio.

Il sondaggio è realizzato dalla società Ipsos-Steria e domenica 18 maggio fornisce il seguente risultato (con tanto di grafico dei dati dal 14 al 18 maggio): il Front National di Marine Le Pen saldamente in testa col 24%, seguito dall’UMP, il partito di centro fondato da Sarkozy al 22%, in leggerissima risalita di mezzo punto. Terzo, purtroppo staccato, il Partito socialista col 17,5%, in risalita di mezzo punto. Stabili Verdi (8%) e Front de la Gauche (7%).

A sua volta, in questa guerra dei sondaggi (che per la verità nel corso delle elezioni amministrative francesi si rivelarono sufficientemente inattendibili, non avendo previsto la catastrofe del Partito socialista), l’altro quotidiano le Figaro riporta invece la vittoria dell’UMP al 23% e il Front national della Le Pen al 22%. Nel sondaggio del Figaro, il Partito socialista non supera il 16%, mentre al 9% viene dato il Front de la Gauche e all’8% i Verdi.

Non bastassero i sondaggi elettorali a delineare una sorta di Caporetto del socialismo francese il prossimo 25 maggio, anche il quotidiano Le Parisien ha voluto infilare il coltello nella piaga chiedendo ai francesi quale sia stato il miglior presidente della Quinta Repubblica. Ovviamente in testa non poteva che esserci il generale De Gaulle, seguito da Mitterrand (primo presidente socialista della Quinta Repubblica) e poi da Sarkozy, Giscard D’Estaing, Chirac e Pompidou. Ultimo, con appena lo 0.5% delle risposte, è giunto Francois Hollande.

Taccuino elettorale 2

Anche in Gran Bretagna fioccano i sondaggi e prosperano i sondaggisti. Un sondaggio commissionato dal Guardian, quotidiano vicino alle posizione laburiste, vede in testa, per la prima volta dopo due anni, i Conservatori di David Cameron, con il 33% per cento. I Laburisti scendono al 31%, mentre lo UKIP, United Kingdom Indipendent Party, sale al 15%, e i Liberaldemocratici non superano il 9%. Il Guardian ammette amaramente che, ad una settimana dal voto europeo, e ad un anno esatto dal voto politico generale, i sondaggi vedono calare i Laburisti di ben sei punti, precipitando nel dato più basso (31%) da quattro anni. E conferma il sorpasso dei Conservatori, sia pure di due punti. “Un partito Laburista nervoso cerca qualche spiegazione di queste cifre”, commenta il Guardian. In realtà, spiega il quotidiano, le cifre sempre più basse dei sondaggi vanno di pari passo con la popolarità dell’attuale leader del Labour, Ed Miliband. La metà degli elettori laburisti ritiene che egli abbia condotto male il partito, nonostante qualche buona campagna sugli affitti e sulla vicenda AstraZeneca, azienda multinazionale del farmaco che ha respinto una ghiotta offerta della Pfizer. Tuttavia, Ed Miliband è riuscito nell’impresa di far incazzare i suoi elettori ed anche gli iscritti al sindacato, vera miniera d’oro per i laburisti. Non è un caso che nei sondaggi abbia cominciato a comparire una nuova forza a sinistra del Labour, la Left Unity, che può contare, appena nata, su un risultato, nei sondaggi, vicino al 6-8%. 

Taccuino elettorale 3

Come in Francia e in Gran Bretagna, nemmeno in Spagna esiste il divieto di divulgazione dei sondaggi elettorali nell’imminenza del voto. L’ultimo sondaggio è stato pubblicato il 18 maggio dal quotidiano “progressista” El Paìs. E parla innanzitutto della caduta della partecipazione al voto degli spagnoli, fino a preconizzare non più del 43% di votanti il prossimo 25 maggio. Molte sorprese nel voto spagnolo si prevedono nel sondaggio. Intanto, la caduta verticale dei due partiti storici, il PP e il Psoe, popolari e socialisti, che passerebbero rispettivamente dal 42.3 e 38.6 del 2009, al 32.6 e al 31.1 per cento. Una sonora batosta per entrambi, se i sondaggi fossero confermati. A rovinare i piani di popolari e socialisti spagnoli ci sono i “compagni” di Izquierda Plural, che passerebbero dal 3.7% (e due seggi a Bruxelles) al 11% e ben 6 deputati europei. Seguono i bottini di altre formazioni minori, forti soprattutto sul piano dell’autonomismo regionale. In Spagna, a differenza di Francia e Gran Bretagna, non sono presenti formazioni esplicitamente di destra estrema o apertamente xenofobe o antieuropee.

Taccuino 4

Ecco le proiezioni complessive di PollWatch, istituto indipendente che lavora per la UE, aggiornate al 14 maggio: Popolari 213 seggi (ne avevano 274), Socialisti 209 (ne avevano 196), Liberaldemocratici 76 (83), GUE/NGL 54 (35), Verdi 35 (57). Per quanto riguarda i seggi per i paesi più grandi tra i 28, PollWatch prevede un testa a testa tra Spd e Pd, che avrebbero lo stesso numero di deputati, 27, e sarebbero così le delegazioni più numerose in seno al PSE. I Laburisti ne eleggerebbero 23 e i socialisti francesi appena 14, superati dagli spagnoli (19) e perfino dai socialisti rumeni (15). Tra i popolari, spiccano i 37 seggi del partito di Angela Merkel, i 22 degli spagnoli, in caduta, e i 20 di italiani e francesi. All’estrema sinistra, si segnala l’ottima performance greca di Tsipras con 8 seggi, a pari merito con i tedeschi. Agli italiani della lista Tsipras, PollWatch attribuisce, a sorpresa, 4 seggi, mentre 6 vanno agli spagnoli e 5 agli olandesi. Infine, si segnalano tra i cosiddetti Non Iscritti, 19 seggi italiani (presumibilmente 5 Stelle) e 23 francesi (lepenisti del Front National). La regola europea prevede che per la formazione di un gruppo è necessaria la presenza di deputati provenienti da almeno 7 Paesi. Vedremo cosa accadrà.

In ogni caso, se le previsioni di PollWatch fossero rispettate, non sarebbe possibile nessun’altra maggioranza che non passi attraverso un accordo tra socialisti e popolari, soprattutto in vista della elezione del presidente della Commissione. Un accordo sul modello tedesco della Grosse Koalition? O piuttosto, una spartizione delle presidenze: quella del Parlamento ai socialisti e quella della Commissione ai popolari, o viceversa?  Sarebbe nel pieno rispetto della tradizione, in fondo…  

 

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