Coesione nel Pse, dialogo con Tsipras e Left group. Vince l’Europa

 

ROMA – Cerchiamo di capire cosa è accaduto alla sinistra del Parlamento europeo a pochi giorni dal voto del 2014. Secondo le attuali stime (ancora provvisorie), gli iscritti alla Sinistra europea (European United Left group), capeggiata da Alexis Tsipras, dovrebbero essere 46, più 11 rispetto al 2009, con una percentuale complessiva del 6.23, più 2.1 rispetto al 2009. Gli iscritti al PSE, Partito Socialista Europeo, dovrebbero essere invece 189, meno 2 rispetto al 2009, con una percentuale complessiva pari al 24.26 per cento, superiore di 1.58 punti rispetto al 2009.  

Se scorriamo l’elenco alfabetico dei 28 paesi della UE, scopriamo che la Left elegge deputati a Cipro (2), Repubblica ceca (3), Danimarca (1), Finlandia (1), Francia (4), Germania (7), Grecia (8), Irlanda (3), Italia (3), Lettonia (1), Olanda (2), Portogallo (4), Spagna (5), Svezia (1), Regno Unito (1). Si tratta di un gruppo che rappresenta quindici dei 28 paesi. Manca quasi interamente l’area dei nuovi ingressi, tra i quali Bulgaria, Slovacchia, Slovenia, Croazia, Estonia, Romania, e manca la rappresentanza di paesi centroeuropei importanti come il Belgio e l’Austria, ad esempio. A loro volta, i socialisti sono presenti ovunque, tranne che in Irlanda, dove in realtà gli eletti del Fianna Fain si sono iscritti alla Left.

La definizione geo politica del nuovo Parlamento

Nella definizione geopolitica del nuovo Parlamento, pertanto, si trova una Left che sostanzialmente rappresenta la parte più centro-occidentale e meridionale dell’Europa, con quattro macroaree: la vecchia mitteleuropa con 10 deputati, la penisola iberica con 9, i paesi del nord con 10, la parte mediterranea e latina (Francia inclusa) con 17. Come tutti sappiamo, il gruppone socialista in questa legislatura è guidato dai deputati italiani (31), seguiti dai tedeschi (27), dai laburisti britannici (20), dai socialisti rumeni (16), dagli spagnoli (14) e dai francesi (13). I socialisti sono maggioranza in Portogallo (8), Svezia (6) e Malta (4, ma su 6 deputati complessivi), e hanno uguagliato il numero dei deputati popolari in Austria e Belgio (5). Negli altri 17 paesi, tra i quali Olanda e Polonia, hanno incontrato notevoli difficoltà (in particolare in Grecia, dove il Pasok è sceso nuovamente ai minimi storici). Per rendere meglio la foto, i popolari sono distribuiti più uniformemente nei 28 paesi, sia pure in occasione di una storica e cocente sconfitta.

La capacità di rappresentanza dei partiti storici

Se ancora guardiamo la foto della Left e la sua capacità di rappresentanza, osserviamo che essa è superata, ma di pochissimo, da Verdi e Conservatori. Ora, i verdi sono presenti pressoché in cinque grandi paesi: Germania, Francia, Spagna, Belgio e Regno Unito, che insieme raccolgono 35 dei 52 seggi complessivi. I Conservatori sono decisamente maggioritari in Gran Bretagna e Polonia, che raccolgono 39 dei 47 seggi. Infine, i cosiddetti 109 Non Iscritti, verso i quali confluiscono i deputati che ancora non hanno trovato la possibilità di costituire un gruppo autonomo (servono 25 deputati di almeno 7 paesi diversi) sono in realtà espressione di fenomeni politici assai forti all’interno (Farage in Gran Bretagna, Grillo in Italia, Le Pen in Francia) e per quanto possano fare riferimento a ideologie e politiche comuni (per lo più, xenofobe, antiimmigrati, indipendentiste e antieuropee)  se visti da Bruxelles non ottengono alcuna capacità rappresentativa continentale.

Popolari, Socialisti e Leftist

In questa speciale classifica, dunque, compaiono ai primi tre posti le uniche grandi forze politiche che anche in occasione delle elezioni europee del 2014 hanno dimostrato di saper essere catalizzatrici di rappresentatività generale, a livello di continente: Popolari, Socialisti e Leftist. Tutti gli altri raggruppamenti risentono della frammentazione politica interna, che è un tratto tipico del XXI secolo. Paradossalmente, tuttavia, sono proprio questa frange che attraggono i media, come se fossero quel cane che azzanna l’uomo. In fondo, questi movimenti “particulari” hanno eletto appena 140 deputati su 751, molti dei quali rischiano di fare una cosa sola in Parlamento europeo, votare ciò che altri hanno messo in agenda, studiato, e proposto in Aula. Perché chi non è iscritto a nessun gruppo nel Parlamento europeo perde le prerogative attribuite a ciascun gruppo.

L’etica della responsabilità

Come si vede, al di là di quanto si dica sui media di ciascun paese toccato dai fenomeni parziali emergenti, nel Parlamento europeo si confrontano, in modo del tutto maggioritario, ancora una volta forze politiche pur sempre espressione di tradizioni novecentesche, e rappresentative di larga parte del popolo europeo. Qual era il problema fino ad oggi a proposito dei limiti e della fragilità democratica del Parlamento europeo? La larga prevalenza dei governi e della tecnoburocrazia di Bruxelles nelle decisioni e nella fase di codecisione. Quale sarà la speranza del futuro Parlamento europeo? Intanto, auspichiamo una maggiore coesione nel gruppo socialista, e tra questo e la compagine della European Left. Esistono punti di netta convergenza tra i loro programmi politici, ed esiste una legittimazione forte che deriva dalla loro capacità di rappresentare decine di milioni di europei. Se per una volta, usando le parole di Max Weber, in loro predominasse l’etica della responsabilità sull’etica della convinzione, si aprirebbe in Europa una bella stagione di buone politiche per gli europei. 

    

 

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