Lavoro, situazione estremamente preoccupante. Il Paese esige un piano straordinario

ROMA – Ancora oggi i dati diffusi dall’Istat sul tasso di disoccupazione nelle grandi imprese sono tremendi. Ormai è sotto gli occhi di tutti che il vero problema  è il lavoro. A livello generale ha raggiunto il 12,7%, ma il segnale più inquietante proviene dalla disoccupazione giovanile al 42,7%. Praticamente, quasi un giovane su 2 non lavora.

Al Sud poi vi è una vera e propria desertificazione dei posti di lavoro.
Non  è possibile andare avanti in questo modo. Si impone un serio piano di investimenti per il lavoro, di carattere straordinario, che metta in campo tutte le risorse possibili per il rilancio dell’occupazione, specialmente quella giovanile. Creare occupazione non significa unicamente restituire speranza e prospettive ai cittadini, ma vuol dire rianimare i consumi dando nuovo impulso alla domanda interna ormai in crisi da anni (basti pensare che nel solo biennio 2012-2013 la contrazione è stata del -8,1%,con un ulteriore contrazione per il  2014 ,  che equivale ad una riduzione di 2.320 euro annui da parte di ogni famiglia). I benefici saranno enormi per l’intera economia: la ripresa dei consumi innescherà infatti una risalita della produzione, creando a sua volta nuova occupazione, aumentando così il potere di acquisto delle famiglie che attualmente fanno welfare sostenendo sulle proprie spalle figli e nipoti senza lavoro.
Per questo è quanto mai necessario agire con coraggio e determinazione stanziando congrui investimenti per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, a partire dalla banda larga nelle telecomunicazioni e avviando un piano per lo sviluppo del turismo, vero “oro nero” del nostro Paese; attuando un allentamento del patto di stabilità che consenta la realizzazione di opere infrastrutturali nonché la messa  in sicurezza dell’edilizia scolastica.
Alla straordinarietà della situazione si risponde anche attraverso la messa in campo di risorse eccezionali quali la vendita del 15-20 % delle riserve auree (15-20%), pari a circa 15 miliardi di euro oltre ovviamente tutto ciò che si può e si deve risparmiare tagliando sprechi e privilegi.

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