ROMA – Con la caduta del prezzo del petrolio l’Azerbaigian, paese del Caucaso meridionale che ha basato il suo sviluppo economico fin dall’indipendenza ottenuta nel 1991 sul settore energetico, ha dovuto affrontare una crisi economica interna che ha portato alla svalutazione del manat, valuta nazionale, e che ha indotto maggiormente il Governo di Baku a diversificare la propria economia.
Il progetto di diversificazione economico è stato promosso negli ultimi anni dallo stesso Presidente Ilham Aliyev il quale ha aperto il paese ad investimenti esteri che non riguardassero soltanto il settore degli idrocarburi, ma in special modo quello non petrolifero (telecomunicazioni, agricoltura, turismo, servizi). Il tema della diversificazione è stato ripreso lo scorso 6 maggio 2015 durante il 48° incontro annuale del Consiglio dei Dirigenti della Banca di Sviluppo Asiatico da Samir Sharifov, Ministro delle Finanze azerbaigiano, il quale ha dichiarato la necessità del paese caucasico di dotarsi di un nuovo modello ed approccio economico che non renda l’Azerbaigian vulnerabile al settore energetico.
Un “modello inclusivo”, secondo quanto affermato da Sharifov, che protegga maggiormente il paese dagli shock esterni e che persegua il progetto della diversificazione dando la priorità a tre differenti aree dell’economia: agricoltura, turismo ed IT.
Parlando dei settori in espansione verso cui saranno direzionati i maggiori sforzi dal Governo di Baku, e citando i dati della Commissione Statistica Statale dell’Azerbaigian, il settore del turismo è divenuto il più dinamico nell’economia nazionale per quel che riguarda il quadrimestre gennaio – aprile 2015 registrando un incremento del 13.5% rispetto allo stesso periodo del 2014 per un totale di 392.01 milioni di euro (462.9 milioni di manat). Dal primo maggio 2015 il settore del turismo ha superato per importanza economica anche quello delle telecomunicazioni il quale ha registrato un totale di 287 milioni di euro (338.9 milioni di manat) a dimostrazione di una crescita dei servizi di accoglienza, dell’ospitalità e della ristorazione in Azerbaigian e della loro incidenza nell’economia nazionale.
Effettuando un quadro economico dell’Azerbaigian alla data odierna è possibile rilevare un aumento del Prodotto Interno Lordo (PIL) reale per il periodo gennaio – aprile 2015 del 5.5% con una diminuzione però del PIL nominale pari al 10.7% (1). Nel solo mese di aprile il PIL è aumentato del 15.9% rispetto a marzo ma ha registrato un decremento del 5.4% rispetto ad aprile 2014.
L’economia del paese, come evidenziato dagli specialisti del settore, ha dovuto affrontare il problema della caduta del prezzo del petrolio la cui produzione ha subito un rallentamento e declino passando da 313.632 milioni di barili nel 2014 a 106.03 milioni di barili nel 2015. Questo dato contrasta però con l’ammontare delle esportazioni dei prodotti petroliferi del paese che per il terzo mese consecutivo ha registrato un incremento: sempre per il primo quadrimestre del 2015 le esportazioni hanno raggiunto l’ammontare di 828.278 tonnellate per un totale di 255.78 milioni di euro, dato inferiore rispetto ai 294.72 milioni di euro del 2014 del 13.21% ma indice di una ripresa nel settore energetico dovuta ovviamente all’andamento del mercato degli idrocarburi il quale attualmente ha fissato il prezzo del petrolio a 65 dollari al barile per il greggio Brent, punto di riferimento per il mercato del petrolio, oppure di 58.06 dollari al barile per il greggio WIT (West Texas Intermediate).
In risposta a questi dati negativi è possibile prendere in esame però l’ammontare degli investimenti il quale nel mese di aprile ha registrato un incremento del 6.5% rispetto a marzo 2015 per un totale nel quadrimestre gennaio – aprile 2015 di 4,17 miliardi di euro, valore superiore allo stesso periodo del 2014 del 3.5% ed indice di una fiducia nazionale ed internazionale nei confronti del modello economico azerbaigiano e del progetto di sviluppo varato dal Governo di Baku (della totalità degli investimenti, di cui il 42% provengono da finanziatori esteri, la maggior parte è stata destinata al settore finanziario e bancario).
Fiducia internazionale rappresentata in special modo dal valore degli investimenti stranieri diretti (FDI) il quale è aumentato ad aprile 2015 del 19.4% rispetto al mese precedente e per il primo quadrimestre dell’anno ha registrato un incremento del 41.9% anno per anno raggiungendo un totale di 1.733 miliardi di euro (2.047 miliardi di manat) rispetto agli 1.22 miliardi di euro del 2014 (1.44 miliardi di manat).
La Gran Bretagna con un totale di 414.98 milioni di euro (490.016 milioni di manat) rappresenta il 33.5% del volume dei FDI ed il principale investitore estero in Azerbaigian, seguita da Norvegia con 183.07 milioni di euro (216.179 milioni di manat, ossia il 14.8% della totalità), Turchia con 157.25 milioni (185.68 milioni di manat pari al 12.7% degli investimenti), ed Iran e Russia al quarto posto per un totale di 82.39 milioni di euro (97.29 milioni di manat, 6.6% dei FDI). Anche gli Stati Uniti hanno interessi nell’economia dell’Azerbaigian investendo un totale di 70.20 milioni di euro (82.9 milioni di manat) a cui fanno seguito il Giappone con 57.67 milioni (68.1 milioni di manat), i 36.94 milioni della Svizzera (43.615 milioni di manat), i 24.08 milioni della Francia (28.429 milioni di manat) per chiudere con i 9.82 milioni di euro dell’India (11.59 milioni di manat).
In conclusione è possibile dire che l’economia azerbaigiana, come quella degli altri paesi produttori di idrocarburi, ha subito un ovvio rallentamento a causa del forte deprezzamento del petrolio in concomitanza anche con un periodo di spese elevate dovute all’organizzazione dei primi Giochi Europei di Baku 2015; dopo le prime incertezze il Governo, grazie anche alla svalutazione del manat ed ai fondi presenti all’interno della State Oil Fund of Azerbaijan (SOFAZ), ha potuto sostenere il periodo di crisi interna nazionale comprendendo maggiormente come la diversificazione sia divenuta fondamentale ed essenziale per il futuro dell’economia del paese e riscontrando anche una fiducia internazionale rappresentata dal continuo flusso di investimenti esteri.
(1) Il PIL è la somma del valore dei beni finali venduti in un paese per un periodo di tempo definito. La misurazione del “valore” dei beni finali comporta un problema perché non può essere espressa dal prezzo di ciascun bene, per questo motivo si effettua una distinzione tra il PIL nominale che prende in esame il prezzo corrente ed il PIL reale che prende in esame i prezzi (costanti) di un certo anno scelto come “base”