Crisi: nuova occupazione e sviluppo del Paese. È questo il patto che gli italiani vorrebbero

ROMA – Quando si discute di tagli alle tasse e di riduzione della pressione fiscale non abbiamo alcuna obiezione, anzi, non possiamo che apprezzare un intervento che vada in questa direzione.

Prima di qualsiasi altra misura, però, vorremmo che fosse garantita ai cittadini la definitiva cancellazione delle clausole di salvaguardia, che non devono scattare per alcun motivo. Il rischio sarebbe immenso e potrebbe trascinare verso il tracollo l’intero sistema economico, dal momento che l’entrata in vigore di tali clausole comporterebbe, a regime, tra ricadute dirette ed indirette, un aggravio di ben +842 Euro annui a famiglia. 

Garantire il mancato scatto degli aumenti di IVA e accise è necessario, ma non è certo sufficiente per rilanciare l’economia. Il vero regalo che gli italiani vorrebbero da un patto con il Governo è la creazione di nuove opportunità di lavoro per i loro figli, per i loro nipoti, che oggi sono completamente sfiduciati e senza alcuna prospettiva. Per questo è indispensabile destinare i fondi a disposizione del Governo per la realizzazione di un Piano Straordinario per il Lavoro che preveda:  il rilancio degli investimenti per la ricerca e lo sviluppo (in primis per la banda larga, che Italia registra un livello di arretratezza impressionante), lo stanziamento dei fondi per la modernizzazione e la messa in sicurezza degli edifici pubblici (a partire da scuole ed ospedali), l’avvio di un serio piano per la valorizzazione dell’offerta turistica nel nostro Paese, in special modo in vista del periodo estivo e degli importanti eventi di cui il nostro Paese sarà protagonista (Giubileo e Matera Capitale della Cultura).

Sono questi i veri interventi da cui ripartire per dare nuovo slancio allo sviluppo, all’occupazione e dare nuovo ossigeno alla domanda interna. Visto il capitalismo poco coraggioso che caratterizza il nostro sistema economico e vista la sua scarsa iniziativa, è necessario costituire un fondo pubblico per lo sviluppo, utilizzando anche (solo per queste motivazioni) il ricavato della vendita di parte delle risorse auree (15-20%). 

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