Immigrazione. Ora l’Unione Europea dia prova di se’. Ci vuole un piano Marshall

KRYNICA – L’Unione Europea ha una voce ancora flebile nel difendere gli interessi del nostro modello sociale e di sviluppo.

Il dramma dei migranti, le risposte miopi, dettate da ristretti orizzonti nazionalistici, addirittura la scelta di marchiarli, bambini compresi, per poterli individuare, sono davanti agli occhi del mondo, a sottolineare l’impotenza europea e talvolta la nostra vergogna per l’insensibilita’ e l’egoismo di fronte ad un dramma umanitario.

Non vi e’ distinzione tra persone che, fuggendo da guerre e disastri ambientali, chiedono, avendone le condizioni per le norme europee, il diritto all’asilo e migranti in cerca di lavoro, di migliori condizioni di vita, di ricongiungimenti familiari. 

Un’area cruciale e’ il Mediterraneo crocevia nel quale vengono a incontrarsi sviluppo e arretratezze; tensioni, conflitti e potenzialita’ di coesistenza e cooperazione; culture e religioni che orientano miliardi di persone.  Nelle rive sud ed est del Mediterraneo vivono oltre 400 milioni di persone, la gran parte giovani: e’ qui che l’Unione Europea e’ in primo luogo chiamata a dar prova di se’, a dotarsi di un’unica politica estera e di cooperazione, a costruire intese reciprocamente convenienti per lo sviluppo, a saper varare progetti quali quelli, come il Piano Marshall, che misero in campo, dopo il secondo conflitto mondiale, gli Stati Uniti nei confronti dell’Europa Occidentale.

Marocco, Tunisia, Giordania, Algeria, Egitto divengono interlocutori fondamentali: Siria e Libia sono teatri nei quali riportare pace e stabilita’. Non vi sono alternative ne’ e’ più possibile delegare ad altri il compito di realizzare nel Mediterraneo pace, stabilita’ e sviluppo: gli Stati Uniti hanno ormai altri interessi prioritari. Il Mediterraneo e’ Europa e spetta alla democrazia sovranazionale europea impegnarvisi.

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