38° anniversario dell’assassinio di Walter Rossi

ROMA – Il 30 settembre, come ogni anno, dal 1977, viene ricordata la morte di Walter Rossi, giovane militante di Lotta Continua.

Walter, un giovane di appena vent’anni, fu ucciso nel quartiere romano della Balduina da un manipolo di fascisti che, facendosi scudo di un blindato della Polizia, gli spararono alla nuca mentre volantinava insieme ai suoi compagni per denunciare le violenze fasciste che si erano verificate nei giorni precedenti. Da allora fino ad oggi, il ricordo di Walter, così come la voglia di urlare la verità e le complicità sul suo omicidio – rimasto senza colpevoli, ma con una matrice chiara e storicamente accertata – non sono mai scemati. Anzi tutt’altro. 

Ogni 30 settembre i suoi compagni scendono in piazza per non far cadere nell’oblio non solo l’esemplare memoria di Walter, militante comunista, ma anche la Storia di quegli anni, tanto vilipesa dai cultori e dai fautori dell’ordine costituito, che oggi tentano di ricostruirla a loro uso e consumo. Non si può negare che in quegli anni tumultuosi, una nuova generazione, di cui faceva parte lo stesso Walter, si batteva nei luoghi di lavoro e di studio e nelle piazze per cambiare il mondo, cercando di renderlo più giusto e più libero, con lo stesso spirito con il quale le generazioni precedenti avevano combattuto il nazifascismo, sognando una società migliore. Una volontà di cambiamento radicale della società che venne però soffocata, in definitiva, proprio da quegli stessi poteri “oscuri” oggi governano il nostro Paese, dopo averlo ridotto in un cumulo di macerie. Gli stessi poteri che hanno tramato per decenni contro gli equilibri sociali e politici che erano stati conquistati dalle classi subalterne con la liberazione dal nazifascismo e, successivamente, con le lotte sociali del dopoguerra. 

La società di oggi, con lo svuotamento della democrazia e la progressiva cancellazione dei diritti sociali e del lavoro, è figlia di questa sconfitta che ha determinato un peggioramento senza precedenti, dal dopoguerra ad oggi, delle condizioni di vita e di lavoro nel nostro Paese. Per questo motivo, ci battiamo affinché la memoria di quegli anni e dei suoi protagonisti, come Walter, non sia cancellata dall’oblio. Per noi tale memoria non è né un fatto rituale e astratto, né nostalgia, ma uno strumento fondamentale, insieme ad altri, per “svegliare” le coscienze di chi oggi, sfiduciato, subisce la crisi economica e le sue conseguenze sociali, accettando con rassegnazione l’attuale modello di sviluppo sociale, funzionale agli interessi di pochi. Solo con la lotta di tutti noi, riusciremo a riappropriarci del nostro “destino”, costruendo una società migliore che incarni quegli ideali di libertà, giustizia sociale e partecipazione democratica che avevano animato la Resistenza e le lotte sociali del dopoguerra.  

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