Berlusconi. La cristianità del premier nel silenzio della carneficina libica

ROMA – Mentre il mondo ci rimprovera l’amicizia di Silvio Berlusconi con il Colonnello Gheddafi, il quale arma i suoi Mig per bombardare la popolazione, Roma viene tappezzata da manifesti che pubblicizzano il secondo congresso nazionale dei cristiani riformisti, la costola cattolica del Pdl.

“Nel cuore della cristianità si incontrano i nostri valori” recita lo slogan. E poi due grandi mani aperte, che con devozione tengono una figura ritagliata che rappresenta una famiglia con tanto di mamma, papà e due bambini.  Sotto a caratteri cubitali il nome del premier Berlusconi. Un manifesto alquanto contraddittorio, visto la passione viscerale del Cavaliere per l’universo femminile. Cosa c’entri, infatti,  il Cavaliere per essere associato ad un comportamento da “cristiano”  non è dato a sapersi. Tuttavia gli ultimi avvenimenti che lo vedono coinvolto parlano da soli. E non solo il suo discutibile stile di vita nettamente al di fuori del messaggio racchiuso in quello che si può definire comportamento da “cristiano”, ma anche i suoi silenzi assordanti. Mentre le vite di centinaia di persone vengono spazzate via dal dittatore Gheddafi, suo grande amico d’affari, Berlusconi tace. Anzi una cosa l’aveva detta, proprio all’inizio di questa tragica carneficina: “La situazione è in evoluzione, meglio non disturbarlo”. Poi il silenzio.

Nel sito dei cristiani riformisti capitanati da Antonio Mazzocchi si legge: “Occorre ripartire da un riscatto etico – morale che, prima umano e poi politico consenta una cesura con il passato e una speranza per l’avvenire.
Per far questo vogliamo aggregare altre donne e uomini che credano come noi in questo progetto, che si sentano ispirati dalla dottrina sociale della Chiesa e che pensino che la politica e la società debbano fornire risposte alle esigenze della “persona umana”, intendendo con questo termine non tanto l’uomo come individuo, ma la persona, cellula fondante della società stessa.”

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