Berlusconi e Bossi minimizzano ma sullo sfondo c’è la notte dei lunghi coltelli

ROMA – Mentre Letizia Moratti si prende la sua buona razione di fischi al raduno di associazioni di disabili che protestano contro i tagli del Governo, Umberto Bossi oggi, dando di matto a Giuliano Pisapia, conferma di che pasta siano fatti i “moderati” nordici che si riconoscono nella leadership di Silvio Berlusconi. Per un’intera campagna elettorale pidiellini e leghisti, a suon di urla fucilate e strepiti, di accuse personali tutte inventate, di bile e saliva, hanno cercato di convincere i milanesi che loro sono gli unici “moderati”, prendendo come risposta una sonora sconfitta. Ora hanno deciso di continuare nell’opera, seguitando a mostrare il loro “moderatismo” ancora tutto incentrato sugli attacchi personali e sull’insulto, ai quali Pisapia, con ben altro stile e cultura, non ha risposto.

BERLUSCONI RASSICURA TUTTI. Consiglio dei ministri e incontro Berlusconi-Bossi non hanno prodotto rilevanti novità. Il premier ha ribadito che con il leader padano “va tutto bene”, d’altronde non è proprio successo nulla, se non il trascurabile affossamento di Letizia Moratti, del Pdl e della Lega nella piazza milanese. Il progetto del Cavaliere è ora proprio questo: riconquistare Milano cercando di abbassare i toni, per quanto è consentito a “moderati” come Santanchè e Straquadanio, e comunque anche se si dovesse perdere il cuore geografico del berlusconismo la strategia non cambierebbe, facendo finta sempre che nulla di nuovo c’è sotto il sole, il berlusconismo splende ancora, all’alba del secondo decennio.

COLOSSALI BUGIE. Oramai si dovrebbe capire la strategia della manomissione della verità da parte di Pdl e Lega. Se Letizia Moratti dovesse perdere il 29 e 30 giugno, Bossi pretenderebbe un immediato redde rationem, cioè lo scavalcamento della leadership berlusconiana negli ultimi due anni di legislatura o, forse, addirittura la fine anticipata del regno. Per questo appare azzeccata l’analisi compiuta dal senatore Luigi Li Gotti dell’Idv: “La scelta della ‘quarantena’ di Berlusconi è il segnale della profonda crisi della maggioranza. La necessità di scegliere la scomparsa addirittura fisica, oltre che vocale, del Presidente del Consiglio è veramente un paradosso della democrazia”. Tutto deve avvenire sotto traccia: non bisogna fornire agli avversari e ai propri elettori un’immagine litigiosa o, peggio ancora, di divisioni e di lotte fratricide ma è esattamente quello che sta avvenendo non solo fra Pdl e Lega ma all’interno dello stesso ramo di azienda di Berlusconi.

MILITARIZZAZIONE INFORMATIVA. Intanto il magnate di Arcore si gioca tutte le sue carte con l’informazione televisiva, che non è mai apparsa così drogata come in questi giorni. Osserva Roberto Zaccaria, che, per il Pd, monitora lo stato dell’informazione sulle televisioni. “A dieci giorni dai ballottaggi, Berlusconi non si è ancora ripreso dai risultati del primo turno e tace: tuttavia, ci pensano alcuni tg a lui più vicini ad aprire la campagna elettorale che, come ha ricordato l’Agcom, dovrà rispettare rigorosamente le regole sulla par condicio”. Il parlamentare nonché ex presidente della Rai rimarca come il Tg1 delle venti si stia concentrando su una tesi politica, esulando quindi da un’informazione corretta: il ritorno dell’estremismo politico a Napoli e a Milano, che secondo Minzolini caratterizzerebbe la tornata elettorale. insomma, un telegiornale che deve tirare la volata a Letizia Moratti e a Giovanni Lettieri. Non male per il “fu” servizio pubblico.

 

 

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