El País: “Bossi concede sei mesi di grazia a Berlusconi”

Che sollievo trovare titoli come quello utilizzato per questo articolo, integralmente copiato dal giornale spagnolo El País. Altri titoli come questo hanno troneggiato sulle prime pagine del quotidiano iberico, molto attento alle notizie politiche che giungono dall’Italia: ‘Los italianos rechazan la energía nuclear y la inmunidad de Berlusconi’, ‘Berlusconi declina’, ‘Berlusconi da un giro xenófobo para contentar a la Liga Norte’, e non c’è neppure bisogno di un traduttore per comprendere i titoli de El País: il rifiuto del nucleare e dell’immunità parlamentare;  la xenofobia di Berlusconi, loro dicono “per accontentare la lega Nord”; il declino di Berlusconi, insomma Berlusconi in tutte le salse piccanti possibili e immaginabili in quel paese di grande tradizione culinaria.

Visto i titoli andiamo a vedere come percepiscono, loro che dovrebbero essere abbastanza neutri, il discorso del leader maximo dei Celti, con tanto di corna, che hanno sotterrato tutti gli ‘ismi’ storici, per inventarne un altro, l’unico culturalmente accettabile per quelli della Lega: il ‘cel’hodurismo’. Proviamo a lasciarci trasportare dai suoni ispanici che ci raccontano cosa è accaduto nel fatale pratone di Pontida.
“Il popolo della Lega è un popolo maschio, maschilista, xenofobo, e orgoglioso della sua identità. Una tribù pittoresca di contadini presuntuosi che non chiedono scusa quando schiacciano qualcuno, di allevatori che affermano le loro dos pelotas – due maroni, scritto in italiano – e di piccoli impresari molto conservatori. Tutti sembrano odiare le stesse cose: Roma, l’Europa, lo Stato, le tasse, la burocrazia, gli immigranti e gli omosessuali”. Non vi sembra di aver già udito cose del genere in qualche programma  che narra la storia del nazismo? Comunque sia questa è una fotografia, ad altissima definizione, della tribù leghista che abbiamo visto nel pratone sacro alla Lega, si sa essi amano molto i sacri riti atavici: ampolla; pratone del Barbarossa; elmo con fori per le corna; camicia verde pisello; slogan da minorati mentali come quello pietoso, con il Bossi che tenta di urlare “Padania” e l’eco dei priapisti padani che gli risponde “libera”; Roma ladrona … fermiamoci qui.

 

Continua  El País: “ Il prato è appena mezzo pieno – e ci volevano gli spagnoli per farci vedere la realtà, noi, chissà perché, forse per miopia depressiva,  lo avevamo visto gremito – E solo un grido sale dalle gole bagnate di birra e di vino ‘secessione, secessione’. Sul palco, Umberto Bosi, che tutti chiamano ‘Il Capo’,  sta facendo il suo discorso, il più aspettato da molto tempo. Il popolo lumbard è stufo di Berlusconi e aspetta che Bossi annunci la rottura. I sondaggi mostrano che il 50% per cento degli elettori del Carroccio disubbidirono al Capo e andarono alle urne. Quando Bossi dice che non può far cadere il governo perché la sinistra vincerebbe le elezioni il volgo fischia ‘secessione, secessione’ urlano un’altra volta”.
Anche di questo scollamento affettivo, tra Il Capo e la sua tribù, non ce ne eravamo accorti, o pochi se ne erano accorti, forse dovremmo cominciare a prendere lezioni di spagnolo per capire l’italiano, strano vero?
Il paragrafo che segue poi è imperdibile, ci voleva El País per farci vedere un Bossi messo sulle stampelle da esperti di parate sovietici, i quali riuscivano a far star in piedi per ore un Brežnev, da mesi in encefalogramma piatto. Ci voleva El País per riuscire a far uscire dalle nostre ipocrite labbra da cristianucci all’ultimo stadio della possessione mistica, qualcosa come: “Ma Bossi è completamente rincoglionito, ma sempre meno del Trota in evidente demenza precoce” .
Udite, udite El País: “Roberto Maroni, il polemico ministro dell’interno, se ne va da Pontida convertito nel probabile successore del suo, stanco, Capo, che, quando la gente già se ne sta andando a casa, ritorna sul palco perché si era dimenticato di dire qualche cosa.” Ops.

 

Poi il giornalista de El País conclude scrivendo “In ogni caso, il popolo di Bossi adora questo stile fascista da osteria: ‘Bossi è il nostro capo, e lo sarà sempre, lo sarà perché ipotecò la casa per il partito e non si è arricchito’” bifonchia un gentiluomo di provincia bergamasco. Potaà.
Come fare a far cambiare credenza a un mistico della val Brembana bossiano. È impossibile, ormai la sua vera storia è già diventata agiografia, fra un po’ farà anche i miracoli, quelli grandi, tipo far pensare il Trota; succederà come con Padre Pio, provate a dire ad un suo fedele, che tiene fedelmente l’immaginetta del frate nel portafoglio, che le stimmate se le faceva da solo con un acido, non vi crederà mai. Ma come potrà mai la sua tribù, credere alla verità su Bossi, a chi era Bossi prima di trovare un modo per sbarcare il lunario, inventandosi la Lega Nord. Non lo potrà mai fare perché dovrà prima guardarsi allo specchio … e riuscire a inorridire. Dovrebbe inorridire perché, come scrive El País, coloro che sono andati sul pratone di Pontida sono: “il peggio di questa destra omofoba e razzista che ha trasformato il Governo dell’ultimo decennio in un vergogna per l’Europa. ‘Vendola frocio’, ‘Alemanno figlio di puttana’, ‘150 anni di infamia’ dicevano alcuni dei cartelli”. Adesso si capisce perché ieri sera Alemanno era incazzato nero, per una volta ci è persino simpatico … per una volta, intendiamoci.
Che dire di più se non: “Spagna aspettaci, facciamo una migrazione biblica al di là dell’Ebro!”
Quello che ha detto il colonnello Maroni a Pontida lo traduciamo un’altra volta, non perdetelo.

 

 

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