La lezione di Scaroni. In Libia l’Eni conta di riattivare il gasdotto a metà ottobre

ROMA – «Ci siamo posti l’obiettivo, ma forse è un obiettivo un po’ ambizioso, di ripartire per il 15 ottobre». È questa l’indicazione data oggi dall’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, nel suo intervento in Trentino a VeDro, manifestazione organizzata da Enrico Letta, sui tempi di riattivazione del Greenstream, il gasdotto che collega la Libia alla Sicilia.

Sugli accordi per riprendere la fornitura energetica con la Libia. «Abbiamo concertato con le nuove autorità del Cnt (Comitato nazionale di transizione) -ha spiegato Scaroni- dei meccanismi per riprendere la produzione anche su campi dei quali non conosciamo ancora lo stato, molto focalizzati sul gas. Ho proprio fretta – ha sottolineato l’amministratore delegato dell’Eni – di far ripartire le spedizioni di gas sul Greenstream, perché affrontare l’inverno con una delle nostre fonti di approvvigionamento ferma mi preoccupa non poco». Sulla data del 15 ottobre, «tecnicamente credo sia fattibile – ha spiegato Scaroni – anche se non siamo ancora stati a Mellitah, centro di smistamento del gas, quindi non sappiamo bene lo stato delle istallazioni, ma far ripartire dei campi a gas è molto più semplice che per dei campi a petrolio».

La polemica che ha investito in questi giorni le industrie petrolchimiche riguarda l’aumento dei prezzi post raffinazione soprattutto legati al costo dei carburanti. In merito a ciò, ed in particolare all’eventualità di un ribasso, Paolo Scaroni è intervenuto sostenendo che «noi seguiamo gli indici dei prezzi del gasolio e della benzina internazionali, sia in salita che in discesa, contrariamente a quanto pensa tanta gente. Dipende dai prezzi del greggio, dal cambio, da tante cose».

Il conflitto ha portato ad un’impennata delle quotazioni internazionali di benzina e diesel, ai massimi dall’inizio di agosto e rispettivamente attorno a 1.070 dollari/ton e oltre i 1.000 dollari/ton, penalizzando fortemente i margini lordi delle compagnie, che oggi appaiono ben al di sotto della media dei tre anni precedenti, soprattutto sulla verde. Sembrano dunque essere maturi i tempi per un rialzo dei prezzi raccomandati sulla rete carburanti, sui quali pende ancora la spada di Damocle dell’aumento dell’Iva (escluso dal vertice di Arcore e ora di nuovo in auge per un ammanco di 5 miliardi di euro al fine di garantire il saldo di 45 miliardi della manovra), che appesantirebbe i prezzi alla pompa di oltre 1 centesimo al litro (QE 29/8). E invece nulla, o quasi, sembra muoversi. Fatta eccezione per un microaggiustamento di 0,5 centesimi di Shell, infatti, tutte le compagnie restano ferme in attesa che l’Eni faccia la prima mossa. È il quadro che emerge dal monitoraggio di quotidianoenergia.it in un campione di stazioni di servizio rappresentativo della situazione nazionale per Check-Up Prezzi QE.

E Scaroni è intervenuto anche in merito alle scelte del Governo «Secondo la mia opinione – ha detto- non credo che la Robin Tax inciderà sulle bollette, perché penso verrà impedito di trasferire queste imposte aggiuntive sulle bollette. La domanda in realtà va fatta alla Snam Rete Gas, perché colpisce loro e non l’Eni. Secondo me, se devo dare il mio parere, colpirà gli azionisti, quello di sicuro. D’altra parte – ha concluso – i titoli sono già scesi in conseguenza a questa tassa. Inoltre il nostro Paese non penso debba essere un paradiso fiscale per chi vive di rendita. Dobbiamo fare il possibile affinché chi vive di rendita paghi la sua giusta parte. Non mi sono espresso a favore della patrimoniale ma per aumentare le tasse a chi vive di rendita e piuttosto ridurle per chi lavora. Questo se ne abbiamo la capienza, altrimenti mi limiterei ad aumentarle a chi vive di rendita». Infine sulla crisi internazionale. «Per cambiare non c’è nulla di meglio di una bella crisi. In fondo proprio una crisi può portare cambiamenti radicali per il Paese – ha concluso Scaroni sottolineando come «il caos sia tanto, dal rischio di default degli Usa e nella loro sorprendente litigiosità politica che abbiamo visto di recente così come nella primavera araba, diventata estate torrida, senza dimenticare i mercati finanziari sconvolti». Nonostante ciò, Scaroni ha invitato all’ottimismo.

 

«L’Italia ha reagito bene – ha aggiunto – magari non subito e ora la manovra non è ancora chiara, ma io credo lo diventerà e con un certo consenso». Da qui ha proposto di ripartire poi aggiungendo una sorta di ricetta personale per le riforme necessarie, parlando di scuola, «dove al centro devono stare gli studenti e non i docenti» così come nelle amministrazioni pubbliche i cittadini e non i burocrati e negli ospedali i malati e non i medici. Ha sottolineato la necessità di eliminare l’assenteismo, «un crimine da combattere», così come di realizzare infrastrutture, uscendo «da quella che mi sembra una sindrome di ipocondria collettiva, perchè abbiamo paura di tutto, dai rigassificatori all’eolico. Non vogliamo nuove strade – ha concluso – ma nemmeno l’alta velocità ferroviaria. E siamo buonisti con chi protesta, ma non sempre lo sono altrettanto quelli da cui la democrazia l’abbiamo copiata. Io sono per le liberalizzazioni e per privatizzare tutto, però quando si parla di queste cose in Italia non sono sicuro che si tirino tutte le conseguenze di cosa vuol dire. Nei paesi anglosassoni quando le liberalizzazioni sono state attuate ci sono state decine di migliaia di licenziamenti. Siccome il nostro è un Paese che quando sente la parola licenziamento fa un balzo all’indietro, credo che anche sul tema liberalizzazioni sia necessario guardare con cautela. Non dimentichiamo che ci sono signori che sono marxisti fino a quarantacinque anni e diventano liberisti a quarantasei anni – ha concluso l’ad dell’Eni – quindi se non siamo pronti del tutto alle liberalizzazioni diciamolo e facciamo come Germania e Francia, che ne hanno prese solo dei pezzetti».

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