Indignati d’Italia. Da qui ha inizio la protesta. Sabato “la giornata della rabbia”

ROMA – Sembra che la rabbia e l’indignazione stiano a poco poco salendo e quanto sta accadendo da ieri in Via Nazionale non è altro che la prova generale o forse solo l’anticipazione della grande manifestazione in programma per sabato 15 “la giornata della rabbia” che coinvolgerà non solo Italia ed Europa ma tutto il mondo. Saranno infatti 719 (ma il numero sembra destinato a crescere) le manifestazioni che avranno come slogan “united for global change”.  Infatti “C’è un’aria di rivolta che circola nel mondo” anche secondo l’ex presidente della Camera, ex segretario di Prc Fausto Bertinotti, che sabato sarà in piazza ma senza nessuna insegna da esibire.

Oggi intanto in via Nazionale tra i manifestanti (accampati da ieri pomeriggio) ci sono artisti, ci sono registi del Valle e poi c’è tanta gente comune, come Vanessa, studentessa e ‘indignata’ che ha passato la scorsa notte sulle scale del Palazzo delle Esposizioni, a pochi metri dalla sede di Bankitalia e dice di essere li per protestare contro le banche che oggi dirigono le scelte dei governi. Indignati sicuramente si, carichi di rabbia probabilmente, ma non certo con l’intenzione di far si che la giornata di sabato prenda una piega pericolosa. La notte scorsa infatti alcuni di loro accampati e seduti in strada, oltre a scandire alcuni slogan, al sopraggiungere della forze di polizia hanno risposto cantando e gridando “ma che siete venuti a fa’?”. Intanto il Palazzo delle Esposizioni da oggi è chiuso al pubblico e così resterà fino a sabato, “per problemi di ordine pubblico” recita il cartello affisso sulla cancellata del Museo, nonostante che in realtà i “draghi ribelli” (il nome deriva dal fatto che gli indignati si trovano davanti a Palazzo Koch il cui ‘inquilino’ è appunto Mario Draghi) o più semplicemente i manifestanti indignati si considerino di fatto “pacifisti pericolosi” non interessati a dar vita appunto a problemi di ordine pubblico. Anche il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro,  ha sottolineato che al momento non c’è “alcuna preoccupazione” per la giornata di sabato anche se da parte delle forze di polizia ci sarà “massima attenzione”.
Alle 16.00 sempre in Via Nazionale si è tenuta un’assemblea cittadina per decidere le iniziative dei prossimi giorni in vista del corteo di sabato:  scalinata strapiena ogni intervento sottolineato dal desiderio di partecipazione e di ritornare protagonisti della propria vita.  “L’idea inoltre – spiega uno dei ragazzi – è quella di mantenere il presidio fisso qui in via Nazionale, e parallelamente spostarsi verso luoghi simbolo della città scelti in assemblea, passando sui marciapiedi dove le forze dell’ordine non possono bloccarci”. Dalle 18.00 è partito dunque il corteo verso Piazza della Repubblica. In serata e nella mattinata di domani alla protesta dovrebbero unirsi gli studenti universitari e per la serata è atteso anche l’attore Elio Germano che interverrà a un happening sulle scale di Palazzo delle Esposizioni. Al momento mezzi dei carabinieri stazionano vicino ai manifestanti all’incrocio tra via Nazionale e via Milano e la polizia, invece, presidia l’entrata principale del palazzo della Banca d’Italia, le vie d’accesso laterali e le strade limitrofe, Via Nazionale risulta quindi bloccata.

Nel frattempo come ovvio sono cominciati gli allarmismi da parte di alcuni esponenti del governo, tra questi Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, il quale afferma di avvertire una tensione altissima in giro per la città, tensione che da qui a sabato non potrà che crescere, secondo le sue previsioni, e aggiunge “è chiaro a tutti che vi sono soggetti e nuclei irresponsabili che soffiano sul fuoco e cercano un incidente”.  
Nelle strade della capitale, secondo le stime degli esperti, sabato ci saranno qualche centinaio di migliaia di persone, in arrivo da ogni parte d’Italia, ma non dall’estero, e soprattutto centinaia di sigle e di movimenti che si muovono in modo autonomo: dalle informazioni a disposizione dell’intelligence tra questi ci sarebbero molti che spingono per una manifestazione pacifica ed altri che, invece, vorrebbero creare problemi; obiettivo principale di quest’ultimi sarebbero soprattutto le banche,  principali artefici della crisi.
La preoccupazione è che qualcuno possa staccarsi dalla manifestazione principale per puntare sui palazzi del potere. A tal proposito si esprime duramente Fabrizio Tomaselli dell’escutivo nazionale USB (Unione Sindacale di Base): “Mentre a New York, ad Atene, a Madrid e nella maggioranza delle città d’Europa e degli Stati Uniti si manifesta davanti ai simboli del potere economico e politico in Italia scandalosamente le autorità vietano ai manifestanti di raggiungere il Parlamento e le principali sedi di chi è responsabile e rappresentante delle politiche del nostro paese”.

L’altro elemento che viene tenuto poi sotto osservazione da intelligence e antiterrorismo è la possibilità che i manifestanti vogliano occupare la piazza ad oltranza. Un invito in tal senso  è stato lanciato dal Coordinamento nazionale dei collettivi universitari AteneinRivolta. “Yes we camp. Occupy Rome” è lo slogan. Appello questo lanciato anche dagli studenti della Sapienza a tutti gli universitari dei diversi atenei e ai giovani precari per costruire insieme, sabato, uno spezzone unitario. “Il 15 ottobre non torniamo a casa, porta anche tu una tenda…” Intanto anche i collettivi studenteschi milanesi sono in fermento e  da domani saranno di nuovo in piazza da tutte le scuole di Milano e provincia dando vita ad una due giorni di movimento globale e indignato, chiedendo come in tutto il mondo soldi per la scuola, i diritti, il welfare e non per i soliti noti banchieri, affaristi e governanti con cui sono in combutta. “Save school not banks”.   

Quanto al rischio di una degenerazione violenta delle proteste, Mario Capanna giudica “di basilare importanza, soprattutto in questa fase, mantenere le manifestazioni su un terreno rigorosamente pacifico e non violento”. E rivolge un appello al ministro dell’Interno, Roberto Maroni. “Gli chiedo di ricordarsi di quando era giovane e militava in Democrazia proletaria, di cui io ero leader. E di evitare blindatura dei palazzi, zone rosse, che sono esca per eventuali incidenti. La gente – sottolinea – ha il diritto costituzionale di andare di fronte al Palazzo della Banca d’Italia e di dire quello che pensa”. L’auspicio è dunque che anche in Italia, come è successo negli Stati Uniti, “le forze sociali, i sindacati responsabili si muovano anch’essi. Solo in questo modo il movimento potrà svolgere il ruolo di volano e creare un contagio di mobilitazione”.

Certo il voto di fiducia di domani potrebbe pesare molto sull’esito della manifestazione di sabato. Un’eventuale caduta di Berlusconi infatti potrebbe spegnere ogni fiamma lasciando spazio a una manifestazione molto più imponente ma senza problemi particolari. Tuttavia il 15 ottobre potrebbe però anche costituire invece la prima tappa un dissenso non destinato a spegnersi nell’arco di una giornata, anche in caso dell’eventuale caduta del Governo Berlusconi.

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