Rai. Stipendi d’oro a manager pubblici. Dov’è finito il decreto Salva Italia?

ROMA – In questi tempi di crisi suona come un sonoro schiaffo alla povertà lo stipendio fissato a 430 mila euro per la neo presidente della Rai Annamaria Tarantola e per il nuovo direttore generale, Luigi Gubitosi, che di euro ne guadagnerà addirittura 650mila ed avrà addirittura un contratto a tempo indeterminato per 400 mila euro fissi.

E grazie al professore bocconiano Mario Monti che l’ha voluto a tutti costi strappandolo al suo precedente posto in Bank of America. Una mossa davvero incomprensibile se pensiamo alla situazione in cui versa Viale Mazzini dove si parlava di commissariamento fino a pochi giorni fa, ai precari che aspettano da anni un contratto e a tutti quei professionisti che  – solo per aver espresso idee diverse  – sono stati emarginati da mamma Rai. Anna Maria Busi è un esempio che calza benissimo.
Eppure il 31 maggio scorso avrebbe dovuto entrare in vigore un emendamento, proposto dall’Italia dei Valori, nel decreto cosiddetto “Salva Italia” discusso nel dicembre 2011, nel quale s’imponeva il tetto massimo a 294mila euro per gli stipendi dei manager pubblici, equiparandoli a quello di un primo presidente di Cassazione.
Questa disposizione non è mai entrata in vigore, anzi è come non fosse mai esistita. Insomma è lampante che la ricetta del premier sia sempre la stessa: tagliare a chi non ce la fa.

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