Sallusti pubblica e-mail di magistrati. “Il Giornale” all’arrembaggio dei Pubblici ministeri

ROMA -La privacy vale soltanto per il Cavaliere e per le giovani dame a pagamento che frequentano la sua principesca dimora. Questa è la filosofia de “Il Giornale”, house organ di famiglia che oggi ha sparato in prima pagina il contenuto di diverse e-mail che alcuni magistrati si sono scambiati e che ovviamente dovrebbero essere tutelate dalla legge sulla riservatezza delle comunicazioni fra le persone. Ancora una volta Alessandro Sallusti si è distinto per la produzione di fango, sparso a piene mani per difendere il suo datore di lavoro.

«Un articolo giornalistico dal contenuto pesantemente diffamatorio, volto a delegittimare una delle fondamentali istituzioni dello Stato» e che «costituisce una palese violazione delle disposizioni contenute nel codice della privacy». L’Associazione nazionale magistrati reagisce con durezza all’articolo del Giornale dal titolo «Lo scambio di e-mail» ,«all’interno del quale sono riportati i contenuti della corrispondenza effettuata da alcuni magistrati nell’ambito di mailing list interne alla magistratura, con la illecita diffusione anche degli indirizzi di posta elettronica degli autori dei messaggi», chiedendo l’apertura di un’istruttoria, da parte del Garante per la protezione dei dati personali Francesco Pizzetti. A firmare la lettera per sollecitare l’intervento di Pizzetti, è stato il presidente dell’Anm Luca Palamara. L’articolo, sostiene il leader del sindacato delle toghe, «costituisce una palese violazione delle disposizioni contenute nel codice della privacy, trattandosi di abusiva pubblicazione di messaggi che costituiscono corrispondenza privata, nell’ambito di mailing list il cui accesso è tassativamente regolato attraverso una iscrizione, effettuata solo previa identificazione del richiedente». «La gravità dell’episodio – sottolinea ancora Palamara – è accentuata dalla diffusione di dati personali relativi agli autori dei messaggi, in particolare gli indirizzi, anche privati, di posta elettronica di magistrati». Di qui dunque la richiesta dell’apertura di una istruttoria per «accertare le violazioni con le relative conseguenze di legge».

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