Renzi, il problema sono i ladri non le regole

ROMA – Parla di «enorme amarezza», ripropone l’idea di un’estensione alle cariche pubbliche del ‘daspò sportivo e accusa di «alto tradimento» i politici e i funzionari corrotti che «tradiscono la fiducia dei cittadini». Soprattutto, Matteo Renzi, dalla conferenza stampa a chiusura del G7 a Bruxelles lancia un messaggio a chi, in Italia, chiede norme nuove e più severe per il contrasto alla corruzione.

«Interverremo nelle prossime ore su interventi contro la corruzione, ma non possiamo, tutte le volte, dire che il problema sono le regole», chirisce il presidente del Consiglio. «Il problema sono i ladri, non le regole», è la sintesi del problema visto da Renzi che non è tenero, «fosse per me i politici che rubano li processerei per alto tradimento», ma non manca di considerare gli aspetti di garanzia in vicenda tanto clamorose quanto appena agli inizi: «È del tutto evidente che di fronte a questi fatti ci sono i principi costituzionali della piena fiducia nel lavoro della magistratura, e la presunzione di innocenza fino a sentenza. Speriamo che la sentenza possa arrivare in tempi rapidi». Detto questo, «nel merito, tutte le volte che vediamo vicende di corruzione, l’amarezza – annota il presidente del Consiglio – è enorme e profonda, perchè ti trovi di fronte a chi tradisce la fiducia più grande quella dei cittadini, una ferita grande».

Le vicende italiane tengono banco, ma sono le nomine Ue a occupare l’agenda, non ufficiale, del G7. Renzi avverte che «obiettivo del governo italiano è sottolineare che una certa politica, basata sull’austerità e non sulla crescita, oggi ha dimostrato di aver fallito. Da questo punto di vista i nomi devono essere conseguenza delle scelte che si fanno sui programmi». E allora, detto che «questo non è il tempo dei diktat e non è il tempo dei veti, ma il tempo degli accordi nel più alto senso della parola», l’inquilino di palazzo Chigi offre un’altra indicazione sulla strategia del governo in proposito: non avere italiani non è per forza problema«. Anche perchè »l’Italia non ha una candidatura nazionale: noi siamo europeisti convinti e per noi è fondamentale che le istituzioni europee funzionino. Ed è importante che ci siano candidati in grado di rappresentare il nostro comune destino di cittadini europei«.  Intanto, mentre Casaleggio mette a punto una nuova linea, che dia ai 5 Stelle un profilo inflessibile ma più moderato, tale insomma da poterli accreditare come »forza di governo«, Beppe Grillo riversa sul Pd lo sfottò che aveva bollato la deludente performance M5S alle europee. »Noi vinciamo poi, intanto #arrestanovoì«, scrive Grillo sul suo blog elencando gli amministratori locali o parlamentari Pd finiti nel mirino della magistratura.

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