Terrorismo. L’Italia aumenta contingente anti Isis

ROMA  – “La sfida lanciata al mondo civile dall’Isis è una questione su cui si deve intervenire con strategia non sull’onda degli ultimi avvenimenti”.

Un punto fermo per il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che oggi a margine della firma dei protocolli d’intesa con i governatori del Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, Debora Serracchiani e Stefano Stefano Bonaccini, per sviluppare sinergie tra i servizi sanitari regionali e militari, ha ribadito che nella lotta al terrorismo “non si può dire che l’Italia faccia meno degli altri, essendo intervenuta prima”. Lo dimostra, dice Pinotti, il decreto missioni (convertito oggi definitivamente in legge dal Senato) che è stato “elaborato già a settembre”, quindi prima degli attentati a Parigi del 13 novembre scorso. E con il Decreto, aggiunge, “aumentiamo di 1/3 il contingente italiano in Iraq. Ad oggi è il secondo contingente anti Daesh tra tutti i paesi che partecipano. Secondo solo agli Stati Uniti. E questo, credo che dia la misura della presenza italiana” nella lotta al sedicente Stato Islamico. “L’Italia c’è sempre stata e aveva già deciso prima di esserci ancora di più”, evidenzia Pinotti. La situazione in Siria e in Iraq resta “difficile”, afferma il ministro della Difesa, che ieri ha incontrato il ministro dell’Interno e dei Peshmerga del governo regionale del Kurdistan iracheno, Karim Sinjari, il quale le ha ribadito “l’importanza dell’intervento italiano per l’addestramento dei Peshmerga che hanno riconquistato Sinjar, in Iraq”.  

Nel corso dell’incontro si è discusso anche “delle nuove necessità nella guerra contro l’Isis, come per esempio munizioni e altro”, dice Pinotti. Convinta che sia necessario “intervenire con determinazione ma è fondamentale che si lavori anche per il passo successivo: la stabilizzazione di Siria e Iraq altrimenti permarrebbe il caos”. “Beneficeremo tutti dei protocolli d’intesa firmati oggi”, afferma con decisione il ministro della Difesa spiegando che sarà un’opportunità sia per i nostri medici militari, sia per i Servizi sanitari regionali, “che avranno più risorse: medici specializzati e capaci a servizio dei cittadini”.

 

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