Giustizia. Legnini, troppe consulenze, troppi incarichi esterni

ROMA – Troppe consulenze, troppi incarichi esterni: “Sono maturi i tempi per una stretta legislativa”.

E’ quanto dichiara il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, in un’intervista al Sole 24 Ore, affrontando il tema degli intrecci tra politica e magistratura. Ad una domanda sul procuratore di Arezzo Roberto Rossi, incaricato di indagare su banca Etruria e consulente giuridico della presidenza del Consiglio, Legnini dice che “il 31 dicembre è scaduto il suo rapporto di consulenza con il Governo e quindi quel che farà o non farà dal 1° gennaio in avanti non potrà essere oggetto di esame nell’ambito della procedura svolta dalla Prima Commissione”. Legnini ribadisce che sugli incarichi fuori ruolo ed extragiudiziari “abbiamo riformato la disciplina in senso restrittivo, predeterminando presupposti e limiti per l’autorizzazione in modo da ridurre la discrezionalità del Csm. Tali rilevanti novità, varate di recente nel più ampio contesto dell’autoriforma, sono state approvate a larga maggioranza e il peso dei laici è stato rilevante”. 

“Sull’impegno dei magistrati in politica – afferma Legnini-, com’è noto, abbiamo prodotto una precisa proposta di modifica legislativa rivolta al Governo, che tra l’altro per la prima volta affronta anche il tema degli incarichi di assessore nei governi locali e regionali. Invece, sugli incarichi da svolgere fuori ruolo abbiamo reso più rigorosi i criteri per l’autorizzazione”. Quel che è certo, sostiene il vicepresidente del Csm, “è che sono maturi i tempi per un intervento legislativo sistematico che ridisegni i limiti e le condizioni per ciascun impegno istituzionale”. “Sarebbe un grave errore fare a meno dell’eccellente professionalità dei magistrati italiani – continua Legnini – ma, al contempo, l’esperienza ci dice che occorrono regole chiare, predeterminate che proteggano anche la percezione dell’imparzialità dell’ordine giudiziario e non solo la concreta indipendenza e terzietà che – è bene ricordarlo – sono valori costituzionali”. E infine dice: “penso che delegare la garanzia di legalità dell’agire politico ai magistrati sia un errore e possa costituire una fonte di delegittimazione per la politica”.

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