Concluse le indagini sulla P3: per Dell’Utri e Verdini gravi capi d’imputazione

 

ROMA – Solo episodi di cronaca? E’ questa, anche ammesso che gli stessi siano “episodi non rilevanti”, la traduzione che certi politici trasmettono ai cittadini? Stiamo parlando dell’ex coordinatore nazionale del Pdl, forza maggioritaria di governo, Denis Verdini e del senatore più vicino al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri.

Precisa e circostanziata nella descrizione delle motivazioni, la Procura di Roma parla di “un’associazione per delinquere diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti di corruzione, abuso d’ufficio, illecito finanziamento diffamazione e violenza privata caratterizzata, inoltre, dalla segretezza degli scopi e volta a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonché apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali”. Gli “associati”, sempre per la Procura romana, avrebbero fatto in modo di “influenzare la decisione della Consulta nel giudizio sul cosiddetto lodo Alfano” (si tratta di uno dei capitoli più discussi e dibattuti a livello politico nazionale degli ultimi anni!”). Ma non basta, “intervenivano ripetutamente sul vice presidente del Csm (all’epoca dei fatti Nicola Mancino), sui componenti del Csm per indirizzare la scelta dei candidati e incarichi direttivi (presidente della Corte di appello di Milano e Salerno, procuratore della repubblica di Isernia e Nocera Inferiore)”. L’indagine si conclude citando le pressioni che venivano fatte da queste persone “sui magistrati della corte di Cassazione alla scopo di favorire una conclusione favorevole alla parte privata di cause pendenti sia di natura civile (Lodo Mondatori) che penale (ricorso contro la misura cautelare disposta dalla magistratura napoletana nei confronti dell’on. Nicola Cosentino)”.   Sulla base di questo Verdini e Dell’Utri rischiano di essere rinviati a giudizio per il reato di costituzione di associazione segreta e corruzione, mentre per l’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino si parla di diffamazione. Il tutto rientra nell’inchiesta su quella presunta P3 che conta al momento venti indagati. Le parole usate dalla Procura di Roma sono taglienti quanto esemplificative; siamo in presenza di associazioni segrete che hanno una finalità pericolosissima e tendente a manipolare “il funzionamento degli organi costituzionali”.

I Giudici contestano pure l’abuso di ufficio al Governatore della Sardegna Ugo Cappellacci in particolare sulla nomina di Ignazio Farris all’Agenzia regionale dell’ambiente. Gli ambiti del “lavoro illecito e oscuro” riscontrato dai Giudici abbraccia una parte di vita politica italiana vitale per l’andamento ed il buon funzionamento della Nostra democrazia; ma si spazia anche in settori energetici, (business dell’eolico in Sardegna, con il coinvolgimento dell’imprenditore Flavio Carboni). Una rete costruita con l’intento palese di unire interessi, capitali e gestione pubblica in modo segreto, sommerso. Per la difesa di Verdini si tratta di accuse surreali, come se i giudici si fossero un bel giorno svegliati con le allucinazioni. Molto coperto e con pochi riferimenti, quasi a voler fare poco rumore, il coinvolgimento del Senatore Dell’Utri. Basta leggere quanto riportano gli organi ufficiali della destra governativa che sottolineano una sorta di “ridimensionamento” per alcuni soggetti indagati nella stessa indagine. Sullo stesso Dell’Utri si parla con due parole di inserimento nel registro degli indagati.

La domanda che sorge spontanea è come sia possibile considerare di secondo piano una notizia del genere. Si parla come è stato detto in apertura dei vertici del maggior partito della coalizione governativa, di un ex coordinatore e di uno tra gli amici e collaboratori più stretti del Premier Silvio Berlusconi. Quale credibilità può avere una parte politica infarcita di soggetti di questo calibro? Il garantismo è d’obbligo e solo quando la pensa è certa si può fare affermazioni compiute. Resta un vuoto e una questione morale, eterna e mai risolta nella politica italiana: in questo lasso di tempo è giusto che i soggetti indagati rimangano con i loro privilegi come se l’essere indagato non fosse che una semplice e insignificante procedura burocratica? Nessuno chiede una condanna immediata ma che almeno ci sia la serietà di autosospendersi per non lasciare nel dubbio il Cittadino che gli ha votati ed eletti. Ma l’Italia come ben sappiamo, continua a viaggiare su questi binari.

 

 

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