Papa e Bisignani accusati di associazione a delinquere: un’intelligence parallela

 Crescita esponenziale e vero e proprio boom per la lettera “P”. Dopo “l’affaire” Dell’Utri – Verdini, spunta altro materiale importante per il lavoro della magistratura, in particolare per quella che si occupa dell’inchiesta sulla cosiddetta P4. Il tribunale del riesame ha depositato l’ordinanza che accoglie la richiesta dei pm Herry Woodcock e Francesco Curcio. Secondo i due pm sussiste il reato di associazione a delinquere per gli indagati della P4. Il parlamentare del Pdl Alfonso Papa rimane quindi in stato di detenzione mentre per il faccendiere Luigi Bisignani, attualmente agli arresti domiciliari, si attende il pronunciamento della Cassazione alla quale hanno fatto ricorso i suoi legali. Il terzo coinvolto nell’indagine, il Sottufficiale dei carabinieri Enrico La Monica si è già cautelato rendendosi latitante in Africa.

Un’altra pagina nera che parla di un’associazione a delinquere finalizzata anche a controllare appalti e nomine. Si parla addirittura di “intelligence parallela”. Curcio e Woodcock parlano di un “quadro indiziario di straordinaria gravità” per quanto riguarda i tre indagati, che non hanno problemi nel definire “spregiudicati protagonisti della vicenda criminale, impegnati nella gestione di un vero e proprio sistema criminale, illegale e surrettizio, preordinato all’acquisizione e alla gestione per scopi e finalità extra ordinem (nel vero senso della parola) sia (e soprattutto) di notizie riservate e segretate inerenti, tra l’altro, a delicati procedimenti penali in corso, sia di notizie e informazioni inerenti a dati sensibili e strettamente personali riguardanti in particolare esponenti di vertice delle Istituzioni ed alte cariche dello Stato”.

Un sistema preciso, non per nulla definito “intelligence parallela”, finalizzato a “tutelare e aiutare soggetti amici a vario titolo destinatari o coinvolti in indagini da parte della magistratura ad eludere le indagini medesime, impedendo addirittura in alcuni casi, l’avviarsi delle indagini stesse e l’iscrizione di un relativo procedimento penale, acquisendo magari crediti nei loro confronti (è il caso riguardante Verdini, Chiorazzo e tanti altri)”.

Il quadro che viene fuori dalle accurate indagini dai pm napoletani è chiaro ed eloquente, tanto da permettere loro di descrivere nei particolari un “sistema davvero perverso”. Gli indagati sono stati definiti “veri e propri mercanti in nero di notizie e di informazioni segretate e riservate, soprattutto ben consapevoli del potere che può discendere dalla disponibilità e dalla strumentalizzazione di tali notizie e informazioni sensibili”.

Il reato è reato sempre e comunque; resta però difficile non pensare alla ripercussione che ciò potrà avere nell’opinione pubblica. Ancora una volta si parla di esponenti politici, provenienti addirittura dalla Magistratura napoletana come nel caso di Papa. Ancora una volta la cronaca ci impedisce di tornare su quella “questione morale” che sembra essere stata cancellata dal vocabolario della lingua Italiana.

Oltre al danno ed alla gravità del caso la preoccupazione che la sfiducia si insinui ancora di più nel Cittadino, stanco, logoro e deluso dalle ripetizioni e dalle similitudini di certe vicende, che definire frutto esclusivo di un malcostume è veramente limitativo.

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