Cdm. Niente decreto. Arriva il maxiemendamento e scoppia il caos

ROMA – “Il consiglio dei Ministri, appositamente convocato in via straordinaria, ha esaminato un complesso di misure urgenti a sostegno della economia italiana nello scenario di una sfavorevole congiuntura che sta investendo l’Europa.

A seguito degli indirizzi da parte della Banca Centrale europea e delle intese raggiunte nell’ultimo Vertice dell’Unione, il Consiglio ha in particolare approvato un maxi emendamento al disegno di legge di stabilità, che recepisce sul piano normativo gli impegni assunti dal presidente Berlusconi nella sua lettera all’Unione europea del 26 ottobre scorso”.
Con questa nota diffusa nella notte il Consiglio dei Ministri, dopo due ore di riunione, ha deciso per un maxiemendamento da presentare al Senato alla legge di Stabilità. Scelta probabilmente obbligata visto che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano propabilmente non ha itenuto validi i requisiti di necessità e urgenza richiesti per un decreto.
Una cosa è certa. Questa strategia potrebbe rivelarsi un arma a doppio taglio per il governo, in quanto fa presagire un fallimento vero e proprio sugli intenti mancati.

Per quel poco che si è saputo, i contenuti inseriti nelle misure  avrebbero alimentato ulteriormente il caos, tanto che  a primo acchito, sembrano favorire ancora una volta i soliti “noti”.
Si parla, secondo fonti tecniche, di defiscalizzazione Ires e Irap per i concessionari delle grandi opere, di semplificazione burocratica per le imprese e il potenziamento dell’apprendistato come strumento per favorire l’occupazione. Ma non solo. Entrano norme anche per accelerare la realizzazione di infrastrutture e le misure per dismettere il patrimonio pubblico.

Insomma, secondo il ministro Giulio Tremonti “si va avanti con gli impegni presi nella lettera di intenti presentata all’Europa”. E questo la dice tutta.
Si esclude, invece, l’imposta patrimoniale, il prelievo dai conti correnti, i condoni o sanatorie. Dal pacchetto sarebbero esclusi anche i cosiddetti licenziamenti facili, quelli che hanno scatenato un aspro scontro sociale.

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