Giudici responsabilità civile. E la Legge Vassalli?

ROMA – E’ probabile che in seconda lettura il Senato possa correggere l’emendamento proposto dalla Lega sulla responsabilità dei giudici.

Almeno questa è l’ipotesi ventilata dal guardasigilli Paola Severino, che sta già lavorando sul testo del provvedimento che ha sollevato non poche polemiche. Il presidente dell’ Associazione Nazionale magistrati, Luca Palamara, non ha dubbi quando dice “i giudici già pagano”.
Secondo Palamara si tratta di una vendetta politica:  non solo l’emendamento ha il solo scopo di impedire che il giudice possa decidere liberamente e nella massima tranquillità, ma è incostituzionale.

C’è da ricordare che la materia della responsabilità civile dei magistrati esiste già ed è regolata dalla legge Vassalli,  esattamente la numero 117  del 13 aprile 1988. All’articolo 2, in particolare, si afferma che “Chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia, può agire contro lo stato per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale. Nell’esercizio delle funzioni giudiziarie non può dar luogo a responsabilità l’attività di interpretazione di norme di diritto né quella di valutazione del fatto e delle prove”.
Quindi laddove tali situazioni dovessero verificarsi lo Stato è chiamato a risarcire il cittadino, potendosi, poi, rivalere sul magistrato.

Con l’emendamento della Lega  si andrebbe proprio a modificare tale articolo nella misura in cui i magistrati d’ora in poi dovrebbero rispondere non solo in caso di dolo o colpa grave ma anche per ogni “violazione manifesta del diritto” e, conseguentemente il cittadino che dovesse  ritenersi leso potrà agire “contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche da quelli che derivino da privazione della libertà personale”.

Rimane lecito chiedersi se questo scontro tra poteri dello Stato, perchè di questo si tratta, abbia come finalità degli scopi ben precisi al di fuori del dettame recitato dalla Carta Costituzionale: quello di depotenziare e limitare lil ruolo dei  magistrati nell’assumere determinate decisioni.

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