Genova incorona Doria nelle primarie del centrosinistra. Un vento nuovo chiede il rinnovamento

GENOVA – La vittoria di Marco Doria nelle primarie del centrosinistra a Genova attira ovviamente gli sguardi del mondo politico e non. Siamo di fronte ad un dato sicuramente significativo e forse sarebbe meglio capire il motivo di quella che viene sbandierata come una vera novità. Il Docente universitario vicino a Don Gallo, non è un politico di professione (pur avendo un passato nel PCI e tre anni di esperienza come consigliere comunale) ma nessuno può negare che interpreterà il ruolo del politico e, come Pisapia a Milano, ha una targa ben precisa che gli è stata assegnata dal partito di Vendola. 

Non è un politico ma è l’uomo indicato e presentato dai vendoliani, non prendiamoci in giro. Stiamo forse giocando con le parole? In realtà c’è molta politica dietro questo risultato (ed anche se la cosa non ci dispiace assolutamente, crediamo sia opportuno che almeno le cose vengano chiamate con il loro nome).  La riprova ci viene dalla presenza su tutti gli organi di stampa dello stesso Vendola. Sappiamo bene quanto sia bravo a comunicare il buon Nichi, ma cerchiamo di vedere quello che vuole trasmettere all’esterno e con quali finalità. Consegniamo alla cronaca e diamo per acquisita la vittoria con il netto margine del 46% di Marco Doria, proiettando il suo risultato oltre queste primarie. Il primo dato ineludibile è ovviamente quello di una secca sconfitta del PD, e su questo non ci possono essere dubbi. Forse sarebbe meglio dire che, nell’ambito del centrosinistra, è stato scelto il candidato che rappresenta maggiormente la sinistra portatrice dei propri valori.  Quindi il dato sostanziale è rappresentato da una voglia di maggiore incisività e presenza di una sinistra non si dimostri subalterna al centro.  Le cose sembrano assumere contorni maggiormente individuabili quando leggiamo le dichiarazioni del Presidente della Puglia e della stessa SEL.

Il buon Vendola continua nella sua ostinata intenzione di restare in equilibrio tra la critica propositiva (ma pur sempre in contrapposizione ad un certo modo di fare politica!) e la volontà di mantenere un rapporto privilegiato con il fido alleato Democratico al fine di tenere unito il centrosinistra.  Nelle dichiarazioni affidate alle agenzie di stampa, lo stesso Vendola parla della necessità di “Partire dall’idea di buongoverno propugnata da Doria, dal suo pensiero lungo sul modello sociale e urbano, dalla fine dell’espansione del cemento e dalla cura delle ferite che si sono aperte negli anni. Mi piacerebbe definirla una profezia civica. La gente guarda a chi vuol cimentarsi con i suoi problemi e le sue angosce, con chi è pronto a tutelare i diritti e non si ferma davanti agli “altrimenti”: altrimenti Bruxelles, altrimenti le Borse, altrimenti gli industriali. E Basta!”.  Potrà sembrare strano ma c’è comunque qualcosa che non torna tra queste affermazioni ed il suo atteggiamento verso il PD.  Non viviamo sulla Luna, e sappiamo, così come lo sa Vendola, che Monti non è piovuto dal cielo ma bensì spinto dallo stesso PD attraverso la sottile politica attuata dal Presidente della Repubblica.  

Conosciamo la posizione dello stesso partito sulle questioni sociali e del lavoro. Come può pensare di tenere unito un centrosinistra che di fatto è diviso su questioni esiziali come quelle sopra citate??  Se Genova ha scelto la sinistra non è un caso. Siamo di fronte alla sesta città d’Italia e non si può pensare di continuare a coltivare sogni tenendo i piedi su più posizioni. Se, come afferma Vendola stesso, non ambisce alla conquista dei consensi targati PD, è anche vero che non può non spingere verso una direzione che sia di rottura con una politica dal passato ambiguo che porta il partito di Bersani sempre di più verso il centro conservatore.  Non siamo visionari, tanto che ci confortano le parole del sindaco di Napoli Luigi De Magistris che, commentando la vittoria di Marco Doria, sottolinea come il PD “Ora deve decidere cosa fare. Noi abbiamo già deciso come andare alle amministrative e alle politiche. Il Partito democratico vive un momento difficile perché sostiene il governo Monti con Berlusconi e Alfano, e al suo interno c’è un dibattito forte perché arrivare in questo modo alla soglia delle politiche del 2013 e allearsi con il vero centrosinistra rimanendo dentro con il Pdl è complicato”.  E’ chiaro che la vittoria del docente genovese in queste primarie è un segnale importante che apre scenari incoraggianti per tutta la sinistra.    Ovviamente scontato l’apprezzamento venuto anche dal segretario del PRC Paolo Ferrero, il quale, dopo essersi complimentato con lo stesso Doria, non esita a sottolineare come “Adesso si tratti di superare ogni polemica e di cominciare a lavorare per vincere le elezioni e dar corso a quella richiesta di cambiamento che ieri la città di Genova ha espresso in modo così forte”.

La strada del buonsenso è sicuramente lunga e continuare a trincerarsi dietro barriere e steccati non giova a nessuno, tanto meno alla sinistra che guarda al futuro.  Siamo in questo d’accordo con Vendola quando afferma che occorre “dare vita ad una gara delle idee e non dei pregiudizi. Ponendo al centro dell’attenzione il lavoro e portando la sinistra a cercare un compromesso con i moderati, non suicidandosi ma facendo valere le proprie ragioni.  Sempre che i pregiudizi vengano veramente spazzati via senza distinzioni di sorta.

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