NoTav. I bonus del governo per comprare il consenso

ROMA – Ormai si sprecano i tentativi per allontanare le vere ragioni dei NoTav in Val di Susa. Si parte dalle estreme frange dei violenti, ai probabili terroristi e agli infiltrati che secondo Mario Virano, il commissario di governo per la Torino-Lione, sono “invitati”,  “perché il Comitato  regola il rubinetto della violenza secondo una lucida convenienza valutata di caso in caso”.

Indubbio che le frange dei violenti vadano isolati, ma arrivare a pronunciare parole così forti è stato davvero un’esagerazione gratuita.
Poi si arriva inevitabilmente alle solite congetture su una  probabile esclusione dall’Europa senza la Tav. Lo ha detto perfino Antonio Catricalà, il sottosegretario alla presidenza, che ha voluto ribadire la linea Monti: “Il dovere morale, politico e civico di andare avanti per non essere allontanati dall’Europa e da una credibilità riconquistata con estrema difficoltà”.

Nel frattempo il governo ha elaborato un piano, o meglio, una compensazione monetaria nel tentativo  di fermare definitivamente le proteste. E l’opera di convincimento consiste nel mettere a disposizione tra i 30 e i 50 milioni di euro in tre bonus: enormi sgravi fiscali per i comuni coinvolti per vicinanza nella grande opera, un sistema di convenzioni tra la stazione appaltante e i Comuni, i quali ospiterebbero gli operai creando un flusso alberghiero consistente. E infine i corsi di formazione per gli abitanti della valle che alla fine potrebbero essere occupati nei cantieri che rimarranno aperti per almeno 10 anni dall’inizio dei lavori.
Insomma l’azione del governo non convince del tutto, per il discutibile metodo adottato dove i soldi fanno da padrone. Non vuoi la Tav? E io compro il tuo consenso. Cadranno nella trappola i valsusini in cambio della loro terra? Difficile fare ipotesi, ma al momento nessuno sembra essere disposto a cedere alle proposte del governo.

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