COMO – Paolo Ceruti, nato a Milano, da moltissimi anni vive a Magreglio, giornalista, scrittore, ricercatore, nel settore delle lingue e delle culture locali, europeista e federalista, ha ricoperto e ricopre incarichi amministrativi quali Presidente di Comunità Montana, Sindaco e Vice Sindaco di Como. Da qualche mese è responsabile per l’Idv settore Enti Locali.
L’otto novembre si discuterà a Palazzo Cernezzi una mozione di sfiducia al Sindaco Bruni. Ritiene che possa salvarsi?
– Nonostante l’Amministrazione Bruni vada sempre di più peggiorando e in molti anche nella maggioranza stiano prendendo le distanze, a livello ufficiale, ma non solo, penso che potrebbe ancora una volta farcela nonostante le figuracce del muro sul lungolago e della Ticosa. Ci sono troppi interessi personali e di lobby a sostenerlo. Non dimentichiamo che una caduta di Bruni potrebbe ripercuotersi anche sull’Amministrazione Provinciale dove il Presidente Carioni si regge su una maggioranza frantumata.
L’Amministrazione Bruni sembra una copia del Governo Berlusconi: dimissioni; rimpasti, fallimenti, incapacità a iniziare o portare a termine le promesse fatte ai cittadini. Bruni è un piccolo Berlusconi?
-Bruni ha definito “Magico” Berlusconi in occasioni delle squallide battute sugli omosessuali, segno di un indole cortigiana visto che l’appartenenza a Comunione e Liberazione avrebbe dovuto portarlo semmai a dei distinguo almeno sul piano formale. Al di là dell’altezza fisica, a confronto dello psiconano nazionale è solo uno psicoatomo comasco.
La grande preoccupazione del Pdl locale e di Butti è la nuova area Liberal che si costituita, fuori dal Partito con “Autonomia liberale per Como”. Qualcosa di simile a qual che accade a Roma, anche se non c’è stata, almeno per ora, un’ adesione a “Futuro e Libertà”. Dal loro comportamento al momento della votazione della sfiducia dipende la sopravvivenza amministrativa o meno di Bruni. Come pensa che voteranno?
-Senza riferimenti nazionali la questione rimane locale e come già detto lobby e interessi personali non dovrebbero consentire la caduta di Bruni. Le richieste dei sédicenti autonomisti potrebbero trovare in gran parte un’accoglienza positiva. Non escluderei anche dei comportamenti differenti. Ci sarà chi si asterrà, chi voterà a favore e chi magari non si presenterà.
E la protezione di Bruni da parte di Formigoni e di Comunione e Liberazione …
– C’è sempre stata e non mancherà neanche questa volta. Senza l’intervento di Formigoni Bruni sarebbe già andato a casa con il muro su lungo lago. Non dimentichiamo che la Compagnia delle Opere è figlia diretta di Cl e gli affari vengono prima di tutto. Non a caso a Cl è stato affibbiato il soprannome di Comunione e Fatturazione a sottolineare il ruolo decisivo in ogni affare nel sanitario. e, nel sociale prima di ogni altro. Poco importa se Como e la comunità provinciale abbiano subito danni per milioni di euro. Pensiamo solo alla Ticosa che secondo Formigoni avrebbe dovuto essere il simbolo del rinnovamento comasco e invece rimane un buco nero.
Bruni quindi come unico responsabile o c’entra anche la Lega?
– Sarebbe l’errore più grave demonizzare Bruni coprendo le responsabilità degli altri. Con Bruni se ne devono andare tutti gli uomini del disastro da quelli di Comunione e Liberazione a quelli della Lega . I leghisti sono quantomeno corresponsabili dello stato di abbandono della città, e delle edificazioni spropositate sul lago con un impatto ambientale pesante. L’Assessore all’edilizia privata è un leghista, Maurizio Faverio. Del resto, lo stesso architetto. Fulvio Capsoni, presidente della Commissione paesaggistica ha più volte denunciato le manchevolezze del Comune.
E in Provincia?
– L’Amministrazione provinciale non avendo un rapporto diretto con i cittadini come un Comune appare meno esposta alle critiche ma non può per questo essere assolta. Ricordo che i soldi del Casinò di Campione che dovrebbero finire tutti alla Provincia di Como, non solo sono destinati a quella di Lecco ma persino a quella di Varese che non ha alcun diritto. Ancora l’università vede predominante Varese. Tutto questo è avvenuto e avviene perché i leghisti comaschi sono proni ai voleri bossiani che hanno fatto della provincia di Varese il centro del suo gastaldato. Carioni e la Lega sono corresponsabili con Bruni e Comunione e Liberazione, del fallimento comasco. Simul stabunt simul cadent. Insieme stanno e insieme cadono.
A Como e in provincia l’Idv è assente non solo dai governi locali ma anche dai Consigli cosa intendete fare?
-L’Idv è una forza giovane e quindi,. Come a Como, non sempre è presente nelle amministrazioni, anche se i risultati di Lecco e Saronno fanno ben sperare. Noi saremo presenti la sera dell’8 novembre fuori e dentro il Municipio a testimoniare la nostra opposizione, il nostro essere tra i cittadini e anche per controllare come si comporteranno i Consiglieri Comunali. Siamo una forza di centro sinistra e intendiamo cercare di costruire un’alternativa seria fondata su precisi punti programmatici e sul principio di pari dignità. Con chi e come lo verificheremo in questi mesi o settimane che precederanno le elezioni amministrative.
In una trasmissione televisiva locale ha sostenuto un contraddittorio con il leghista onorevole Borghezio. A suo giudizio esiste una vera emergenza immigrati a Como?
– Gli immigrati superano oramai il dieci per cento nella città di Como ma voler stimolare il sentimento di paura per il diverso per cercare voti è estremamente pericoloso. Chi vuol cavalcare la tigre prima o poi può finire divorato. Lo studio dei flussi migratori è fondamentale e va parametrato alle esigenze di lavoro sul territorio ma di certo è inammissibile una caccia all’uomo o il respingimento, grazie ad alleanze con dittatori che hanno promosso atti terroristici, facendo saltare aerei, e che lasciano morire donne e bambini nel deserto o fanno sparare su pescherecci italiani in acque internazionali, costringendo militari italiani ad assistere passivamente, come è avvenuto nel silenzio assordante di un governo del quale sono parte proprio i leghisti. Resta, in ogni caso, il fatto che una persona non è colpevole per essere parte di una comunità, di un’etnia o di professare (o non) una fede religiosa. Gli immigrati che vogliono restare a vivere in Italia devono potere accedere alla cittadinanza purché siano disponibili a condividere i valori fondanti della nostra società. Quello che ho cercato di spiegare in quella trasmissione televisiva è che i problemi dell’immigrazione (ma non solo) debbono essere affrontati a livello europeo. Noi dobbiamo puntare a costruire uno Stato federale europeo se vogliamo affrontare e vincere le sfide internazionali; altro che sognare una fantastica quanto inesistente Padania, che ove mai esistesse finirebbe sottomessa agli interessi dei colossi mondiali.