Ma quanto pagano i Romani per i servizi pubblici?

ROMA – A pochi giorni dell’apertura della campagna elettorale il dott. Mannheimer, Presidente della  Agenzia per il controllo sui servizi pubblici della Capitale, ha reso pubblico il rapporto 2013. Nelle prime pagine del rapporto vengono riportate delle tabelle che la Repubblica del 23 aprile riprende mettendone  in evidenza i seguenti dati.

Il costo dell’acqua è aumentato dal 2002 al 2012 del 78% e quello dei rifiuti del 56%. In media invece il prezzo del trasporto pubblico locale è cresciuto del 31% anche se, per quanto riguarda solo le tariffe degli autobus e della metro, il biglietto lo scorso giugno è aumentao del 50% da 1 a 1,5 euro. Il prezzo dei taxi è crescito di un altro 31% mentre per il ticket delle soste a pagamento hanno subito un rincaro del 30%. In media i servizi sociali offerti dal campidoglio hanno subito un rincaro medio del 34%. più contento è stato l’incremento per i genitori con figli piccoli a carico In particolare il prezzo degli sili nido comunali è aumentato del 28%, poco al di sopra del livello dell’inflazione, mentre le mense scolastiche sono l’unica voce di spesa dove il ribcaro è stato inferiore a quello medio al consumo.
Come si comprende i dati riportati da la Repubblica devono aver suscitato una certa preoccupazione per il Sindaco di Roma,  tenendo conto che si tratta di un aumento del prezzo dei servizi costante, sostenuto dai cittadini, superiore alla variazione dei prezzi al consumo che negli ultimi dieci anni ha messo a segno una crescita del 24,4%.
Pronta è intervenuta la rettifica dell’Agenzia che ha precisato come i dati riportati da la Repubblica  siano da riferire al contesto nazionale. In effetti andando a verificare la tabella incriminata del rapporto la cosa non è del tutto chiara perchè, pur se  è vero che nella didascalia si cita l’ISTAT, tuttavia non viene citato il contesto di riferimento se nazionale, regionale o romano. Ma, comunque, riconoscendo la buona vede, è sorto spontaneo l’interrogativo su quale sia stato l’incremento dei prezzi dei servizi a Roma. Ebbene,  il rapporto non riporta questo dato per cui non è possibile sapere come si colloca il prezzo dei servizi romani rispetto a quelli medi nazionali.

Approfondendo ulteriormente i contenuti del Rapporto quello che emerge è che tutto il rapporto è costruito per dimostrare come, per merito dell’amministrazione Alemanno, i servizi pubblici romani sono molto meno cari e, tutto sommato migliori, di quelli delle altre principali città italiane. Testualmente secondo il rapporto”La famiglia romana presenta (quasi in tutti i casi) livelli di spesa fortemente al di sotto della media, soprattutto per le famiglie a basso reddito con figli piccoli e per l’anziano pensionato solo: la famiglia a basso reddito con un figlio piccolo, a Roma spende il 34% in meno rispetto alla media delle grandi città; se i figli sono tre spende il 27% in meno della media, mentre l’anziano pensionato spende il 23% in meno. Le famiglie con figli e reddito medio spendono il 18% e l’11% in meno, mentre quella ad alto reddito spende l’8% in meno rispetto alla media delle grandi città. La coppia giovane a basso reddito senza figli a Roma sostiene invece una spesa per servizi lievemente superiore alla media (+2%).” Per concludere che “ In generale, quindi, l’analisi mette in luce come la politica sociale a Roma sostenga particolarmente le famiglie con figli, confermando ulteriormente l’orientamento mostrato dall’Amministrazione con l’introduzione del quoziente Roma per il calcolo dell’isee da applicare in via sperimentale al servizio rifiuti e della Carta Roma per le famiglie con figli minori.”
Francamente poche volte si è assistito ad una operazione elettorale così sfacciata. Se il ruolo dell’Agenzia è cosa diversa da quello di garantire ai cittadini romani informazioni certificate sulla qualità dei servizi locali, tanto vale chiuderla anche perchè non piccolo è il risparmio di risorse pubbliche tenuto conto  che solo il Presidente costa alle casse comunali più di 93.000 euro l’anno.

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