La partecipazione democratica al governo di Roma

ROMA – A Roma c’è una domanda di nuova e buona politica capace di includere e responsabilizzare. Dare una risposta credibile a questa domanda è uno degli obiettivi principali delle prossime elezioni amministrative.

Questo richiede un profondo cambiamento nella cultura politica dei decisori pubblici. Trasparenza, partecipazione, affidabilità, snellimento burocratico, eliminazione delle logiche lobbistiche e clientelari, efficienza amministrativa, riduzione dei costi e degli sprechi devono essere gli assi centrali del cambiamento per riportare al centro del governo della città i diritti e il ruolo dei cittadini.
Questo cambiamento si deve fondare sulla riaffermazione piena del ruolo della rappresentanza politica così come indicato nella Carta Costituzionale. L’impianto costituzionale negli ultimi anni è stato deformato da una nefasta deriva populistica, personalistica e lobbistica. Questi mutamenti vanno contrastati per consentire alle istituzioni democratiche  di svolgere la loro funzione. I partiti, segnatamente quelli progressisti, debbono riformarsi uscendo dalla condizione di puri contenitori e raccoglitori di consenso elettorale per tornare ad essere formatori di coscienza sociale e spirito pubblico a partire da una rinnovata capacità di comprensione della concretezza dei problemi reali dei cittadini, radicati attivamente nella società civile e non solo in quella istituzionale. Tale riforma è indispensabile per riaffermare quel ruolo dei partiti previsto dalla Costituzione che è condizione imprescindibile  per mantenere viva e forte la nostra democrazia.

Le nostre proposte programmatiche del “Laboratorio Politico per la Sinistra di Roma” indicano una strategia che ha come obiettivo quello di render Roma una città intelligente, equa e sostenibile. Questa transizione comporterà scelte complesse e delicate che, per essere compiute con equità, dovranno coinvolgere e responsabilizzare le organizzazioni della società civile. Questo orientamento ci viene dall’Agenda XXI di Rio ’92 e dal Trattato di Lisbona che riconosce la complementarità tra democrazia rappresentativa e democrazia partecipativa. Negli ultimi due decenni numerose sono state le esperienze di governo partecipato in tante città italiane ed europee. Queste esperienze si sono scontrate tutte contro il limite di non essere incardinate nel sistema istituzionale.  Oggi, se vogliamo impedire che la deriva populistica sconquassi ulteriormente la nostra democrazia, quel percorso deve essere ripreso e sviluppato per rendere quelle esperienze un modo di essere ordinario, esigibile e cogente della nostra democrazia.
La sfida politica e culturale è impegnativa in quanto non si tratta solo di favorire un maggiore coinvolgimento dei cittadini con il tradizionale strumento della  consultazione, ma di porre le basi affinché i processi di governo  possano svilupparsi in una prospettiva inclusiva. Questo obiettivo trova un serio ostacolo nelle aggressive politiche di comunicazione messe in atto da interessi lobbistici che riducono, anche nelle persone più avvertite e/o in possesso di  strumenti di riflessione critica, le capacità di farsi un’opinione  sui problemi più importanti. La risposta a questa “distorsione” sta nell’abbattere le asimmetrie informative fornendo ai cittadini informazioni rigorose e certificate, fornite da soggetti autorevoli e autonomi.

La proposta che avanziamo è di fare di Roma un laboratorio per una strategia partecipativa fondata sulla “democrazia deliberativa” come metodo attraverso cui i cittadini contribuiscono  alle politiche pubbliche ed ai loro  processi di formazione e le Istituzioni rispondono del loro operato. Una forma di partecipazione che va oltre la mera attività consultiva per  tendere al coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale sulla base del confronto informato, argomentato e orientato alla ricerca di soluzioni condivise. In questo la “democrazia deliberativa” è indissolubilmente connessa a una “opinione pubblica informata”.
Questa proposta è un atto di fiducia ed un grande investimento nella maturità democratica dei romani. Non si tratta solo di favorire una generica e aleatoria  partecipazione, ma di avviare un processo politico per rendere esigibile e riscontrabile il diritto a partecipare da parte delle organizzazioni della società civile organizzata.  Per questo proponiamo l’istituzione di una “Consulta per la democrazia deliberativa” composta dai rappresentanti delle istituzioni elettive comunali e municipali e dai rappresentanti delle principali organizzazioni della società civile, con il compito di definire entro sei mesi dal suo insediamento: le sedi della partecipazione ed il loro rapporto con le sedi della rappresentanza politica; la composizione delle assemblee deliberative; i criteri di valutazione della rappresentanza e rappresentatività; le forme del processo deliberativo; il valore delle deliberazioni in rapporto al processo decisionale istituzionale; le forme per garantire la qualità dell’informazione istituzionale al fine del superamento delle asimmetrie informative tra cittadino e pubblica amministrazione; le forme per garantire il rispetto del processo deliberativo.

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