Legambiente. La chiamano legge stadi, è solo speculazione edilizia

A quanto pare nel nostro paese gli impianti sportivi non bastano, o forse la burocrazia impedisce ai poveri privati di costruirne velocemente.

A dirlo così sembra una battuta, ma come altro giustificare  l’urgenza nel creare una legge apposita che ne faciliti le edificazioni? Un disegno di legge che sembrerebbe così indispensabile approvare subito da seguire un iter legislativo tutto speciale, il quale, evitando il passaggio per le aule delle due Camere, le permetterà di essere approvato velocemente nelle rispettive Commissioni Cultura.

L’attenzione su questo strano processo legislativo si è sollevata con l’allarme “speculazione edilizia” lanciato dall’associazione Legambiente, tramite conferenza stampa. La cosiddetta “Legge stadi” contro cui si è espressa l’associazione, sarebbe originaria del precedente governo Berlusconi, durante il quale si arenò proprio a causa delle polemiche sollevate. In questi giorni è però tornata in auge con il nuovo governo Monti e grazie  all’appoggio, o meglio alla spinta, del ministro dello sport e del turismo Piero Gnudi. In principio tale disegno di legge venne proposto in simbiosi con le candidature delle città italiane ai Mondiali, col nome “Disposizioni per favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi anche a sostegno della candidatura dell’Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale”.

Rispolverata una proposta del governo Berlusconi

E tuttavia per il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini “Chiamarla ‘Legge Stadi’ è una vera ipocrisia. Il calcio e gli stadi per gli Europei e i Mondiali non c’entrano nulla con il testo approdato in Senato dopo un iter quanto mai discutibile. Ma questa fretta ha una ragione ben precisa: se approvato il disegno di legge, consegnerebbe nelle mani di chi vuole realizzare speculazioni edilizie uno straordinario strumento per costruire in aree non edificabili in ogni Comune italiano. Si potranno rendere edificabili aree che oggi non lo sono per i piani vigenti. E in queste operazioni prevedere ‘attività residenziali, direzionali, turistico-ricettive e commerciali’. Niente a che vedere con lo sport e le squadre di calcio: si tratta invece di un provvedimento speciale in grado di rendere edificabili terreni agricoli e persino, con alcune forzature, aree vincolate”.

Una legge aggira-vincoli per complessi multifunzionali

In altre parole l’associazione accusa il Ministro dello sport e del turismo di aver di fatto regalato agli investitori immobiliari una legge aggira-vincoli, il tutto attraverso un escamotage legislativo. I problemi allora sono due: da un lato c’è quello che riguarda la modalità di legiferazione, carente sia in democrazia che in trasparenza, dal momento che ha visto l’esclusione dalla concertazione delle aule nonché delle Commissioni Ambiente e Lavori Pubblici. L’altro problema è che invece sono evidenti i reali obiettivi di questa legge: favorire un’ulteriore speculazione edilizia sul territorio che ignori i vincoli paesaggistici. Secondo il rappresentante di Legambiente, che per l’occasione ha presentato un dossier sulla realizzazione di stadi nelle città italiane, lo Juventus Stadium di Torino, unico realizzato negli ultimi anni, non ha avuto bisogno di procedure speciali. Ad essere interessati alla legge non sarebbero allora le imprese sportive quanto piuttosto gli investitori immobiliari, a cui sarà data la possibilità di proporre progetti che, accanto all’eventuale stadio, potranno affiancare “complessi multifunzionali”, la cui ambigua definizione sarebbe di “complesso di opere comprendente ogni altro insediamento edilizio ritenuto necessario e inscindibile purché congruo e proporzionato ai fini del complessivo equilibrio economico e finanziario”. Inoltre l’autorizzazione a procedere sarà a discrezione del Comune e non del Ministero, i tempi di approvazione e di inizio lavori saranno abbreviati ed infine sarà possibile aggirare alcuni vincoli ambientali. Ad esempio sarà possibile edificare sulle aree agricole oggi protette. La legge offrirebbe inoltre la ghiotta occasione per i complessi sportivi già esistenti di aumentare le volumetrie annettendo un famigerato “complesso multifunzionale”, con la possibilità di cambiare la destinazione d’uso delle aree limitrofe.

Parlamentari Pd per il blocco del provvedimento

Durante la conferenza stampa, tenutasi nell’aula Nassirya del Senato, l’associazione ha allora augurato il blocco di tale procedimento, ed il suo ritorno ad una procedura di approvazione ordinaria. A sostenerlo alcuni parlamentari del Pd che hanno dato la loro disponibilità a tal proposito: Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Roberto Morassut e Vincenzo Vita. Il vicepresidente Zanchini ha poi auspicato l’inserimento e la considerazione all’interno di un futuro disegno di legge dei reali problemi connessi agli impianti sportivi, quali ad esempio la realizzazione di reti di trasporti pubblici che ne facilitino l’accesso, con un impatto ambientale inferiore rispetto al trasporto privato. Come a dire: non è di altro cemento che abbiamo bisogno, quanto di aria pulita. 

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