ROMA – Dopo la batosta di ieri, oggi anche l’Istat conferma le stime sul disastroso andamento dei consumi. Un crollo, in termini annui, del 3,2%.
Una caduta simile equivale ad una diminuzione complessiva della spesa delle famiglie di oltre 22,7 miliardi di Euro annui.
Ma, secondo le stime effettuate dall’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, sulla base delle indagini a campione è emerso che la caduta reale dei consumi nel 2012 sarà ben più marcata di quella rilevata dal Confcommercio ieri e dall’Istat oggi.
I risultati dell’indagine, infatti, rivelano una contrazione dei consumi pari al -5%, pari ad una riduzione di spesa di 35,5 miliardi.
Particolarmente allarmante, secondo le nostre ricerche, la caduta dei consumi persino nel comparto alimentare, destinata ad attestarsi ad oltre il -2,5%. Questo vuol dire che le famiglie in campo alimentare (cioè il settore che per ultimo viene intaccato in una situazione di crisi), spenderanno 3,4 miliardi in meno. Una contrazione pari a -141 Euro annui a famiglia (esclusivamente nel settore alimentare).
Ovviamente alla riduzione di spesa si accompagnano scelte sempre più improntate al risparmio: dalla ricerca più attenta di offerte e promozioni, alla migrazione in massa verso i discount, a soluzioni innovative come l’orto in giardino o i gruppi di acquisto solidale.
Certo è che, in una situazione simile, non è possibile affidarsi solo alla creatività delle famiglie sperando che riescano ad escogitare un modo per arrivare a fine mese: è indispensabile che il Governo si decida ad agire.
Prima di tutto sui prezzi, controllandone la crescita ormai scandalosa, ed inoltre avviando misure di sostegno e di rilancio del potere di acquisto delle famiglie a reddito fisso, lavoratori e pensionati, a partire da una detassazione delle tredicesime.
Solo attraverso tali operazioni sarà possibile risollevare l’andamento dei consumi e, quindi, una ripresa della produzione, dell’occupazione e dell’intera economia.
In tal senso è fondamentale agire anche sul versante del rilancio degli investimenti per lo sviluppo e la ricerca, che hanno risvolti importantissimi anche sul piano occupazionale.