Salute. Aiccer, in Italia 550mila interventi cataratta all’anno

ROMA – La cataratta e’ un processo fisiologico cui andiamo tutti incontro con l’avanzare dell’eta’. Si tratta della progressiva opacizzazione di una lente (cristallino) che si trova all’interno dell’occhio, quando l’enzima che e’ preposto a spazzar via le proteine responsabili dell’opacita’ smette di essere prodotto.

La cataratta e’ una patologia estremamente diffusa e tendenzialmente legata all’eta’: si manifesta normalmente intorno ai 50/60 anni per poi raggiungere picchi di presenza dai 70 anni in poi. Alcune cataratte, pero’, possono venire anche prima. Per saperne di piu’, l’agenzia Dire ha intervistato Giorgio Tassinari, presidente Aiccer (Associazione italiana di Chirurgia della cataratta e refrattiva).

Quali sono i primi segnali della cataratta che un paziente puo’ cogliere? “Il primo segnale e’ senz’altro quello legato alla diminuzione della capacita’ visiva: il paziente fondamentalmente si accorge che a occhio nudo, oppure con gli occhiali che usa, non riesce piu’ ad avere la capacita’ visiva che aveva all’inizio. Il paziente inizia insomma ad avere difficolta’ nel vedere, magari guidando in condizioni di scarsa visibilita’ ma anche, al contrario, quando invece c’e’ una forte illuminazione. In sostanza ci si accorge della cataratta quando avviene un decremento della capacita’ visiva”.

Quanti tipi di cataratta esistono? “Diverse: ci sono le cataratte congenite, che compaiono al momento della nascita o nei primi mesi di vita, ma in questo caso si tratta di cataratte patologiche legate a situazioni che si sono verificate al momento della gravidanza. Ci sono poi le cataratte traumatiche, legate cioe’ a traumi che hanno determinato una lesione del cristallino, per cui lo stesso va incontro a una opacizzazione. Poi ancora esistono le cataratte senili, legate a un processo di invecchiamento del cristallino. Infine, ci sono le cataratte collegate a situazioni patologiche dell’occhio, come infiammazioni, interventi per distacco di retina, diabete o tante altre malattie che possono portare una opacizzazione del cristallino”.

Quante persone si operano ogni anno alla cataratta e in cosa consiste l’intervento? “Il numero e’ certamente considerevole: in Italia sono circa 500/550mila gli interventi di cataratta effettuati all’anno, sia in strutture pubbliche sia in strutture private. L’intervento consiste nell’asportazione del cristallino lasciando integro il sacco capsulare, cioe’ la membrana che avvolge il cristallino, all’interno del quale viene impiantato un cristallino artificiale che permette l’ottenimento di un’ottima capacita’ visiva”.

L’intervento chirurgico e’ ormai ben standardizzato, ma esistono delle novita’ per renderlo ancora piu’ sicuro? “Oggi, grazie alla tecnologia, abbiamo a disposizione dei laser che facilitano l’intervento. Penso in particolare al Femtolaser, un laser di nuova generazione che e’ in commercio da poco e sul quale ci sono grandi aspettative perche’ permette di portare a termine alcune fasi dell’intervento con grande affidabilita’ e
sicurezza. Il laser, in particolare, viene utilizzato in momenti delicati come l’incisione, l’apertura del sacco capsulare o la rottura del nucleo del cristallino. Dopodiche’ il paziente e’ portato in sala operatoria dove l’intervento e’ portato a termine”.

Oggi si parla sempre piu’ spesso anche dell’inserimento di lenti intraoculari: ci puo’ spiegare meglio di cosa si tratta? “Oltre alle tecniche chirurgiche avanzate, delle quali abbiamo appena parlato, oggi si possono utilizzare anche delle lenti intraoculari multifocali da impiantare durante l’intervento. Queste lenti permettono un’ottima riabilitazione visiva, sia nella distanza sia nella lettura che nella fase intermedia. Non
solo: esistono anche le lenti toriche, cioe’ quelle lenti astigmatiche che sono in grado di correggere anche dei gradi molto elevati di astigmatismo, regalando al paziente una vista davvero superlativa”.

Un’ultima domanda sul trapianto di cornea: in quali casi puo’ essere effettuato e quali sono i benefici? “Intanto voglio dire che il trapianto di cornea in senso stretto e’ rimasto pressoche’ uguale a quello che veniva fatto gia’ alla meta’ del ‘900. Quello che invece oggi si e’ molto modificato, invece, e’ che si tende a fare non piu’ un trapianto di cornea a tutto spessore, ma dei trapianti lamellari della cornea. Mi spiego meglio: in pratica oggi l’idea e’ quella di andare a sostituire non la cornea in toto, ma soltanto quegli strati che sono ammalati. Cosi’ si andra’ a fare un trapianto superficiale quando gli strati profondi della cornea sono integri, mentre si fara’ un trapianto degli strati profondi quando questi sono ammalati”. (Dire)

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