ROMA – Il programma televisivo di maggior successo della Rai da alcuni anni è “L’eredità” , il cosiddetto pre-serale condotto da Carlo Conti che va in onda dalle 19 alle 20, prima del Tg Uno. E’ quello di maggiore ascolto fra i tanti telequiz ai quali la tv generalista, sia pubblica che privata, non può rinunciare se non vuole perdere buona parte del suo pubblico più affezionato, quello anziano.
Lo diciamo per chi non l’avesse mai visto: è una gara ad eliminazione fra un gruppo di concorrenti. L’eredità, da cui il titolo, è il gruzzolo in euro che ogni giocatore deve lasciare appunto in eredità ad un altro ogni volta che sbaglia una risposta a domande di cultura generale. Un passaggio cruciale del gioco è quando un concorrente che ha sbagliato deve tentare di rivalersi su un altro “ puntando il dito”, come proclama il conduttore Conti, contro un rivale. E nella maggior parti dei casi la “vittima” predestinata è una donna. A puntarle il dito contro, chiamandola cioè ad una sfida che potrebbe vederla soccombere, sono per lo più i concorrenti maschi, i quali (la cavalleria in tv non esiste!) si guardano bene dal rispettare la femminilità e sfrontatamente la costringono all’ennesimo duello. Ma non solo i maschietti: anche le concorrenti in gonnella quando si tratta di coinvolgere un altro concorrente preferiscono la bionda o la bruna di turno. Il pensiero recondito dietro quella decisione è: “Se non ce la faccio io non devi farcela neppure tu”. E’ evidente: all’”Eredità” non c’è solidarietà fra donne. Ma dove sta, la solidarietà fra donne tanto invocata o sbandierata dal femminismo delle origini? Manco in un telequiz! L’osservazione non sembri peregrina.
Dal telequiz alla politica. Alle prossime elezioni europee, il Partito Democratico presenterà cinque donne a capo delle rispettive liste. Cinque capolista donne che hanno fatto arretrare di un passo altrettanti uomini già sicuri di essere loro i favoriti. Ma non parliamo di loro, parliamo di donne: Alessia Mosca, 38 anni, di Monza, capolista nella circoscrizione Nord-ovest; Alessandra Moretti, 40 anni, di Vicenza, capolista nel Nord-est; Simona Bonafè, 40 anni, di Varese, capolista al Centro; Pina Picierno, 32 anni, campana, capolista per il Sud, Caterina Chinnici, 59 anni, palermitana, figlia di Rocco Chinnici, il giudice ucciso dalla mafia nel 1983, capolista per le Isole.
Il presidente del consiglio Matteo Renzi , che le ha scelte e imposte, ha detto di loro: ” Non sono bandierine, ma persone che per esperienza e storia personale possono dare un contributo all’Europa”.
Resta da vedere se gli elettori le gratificheranno. Il voto femminile non è automaticamente femminista, e non soltanto nel telequiz della Rai. Non tutte le elettrìci danno piena fiducia alle candidate. In Italia , le donne in politica non sono ancora una garanzia, soprattutto agli occhi delle italiane, che nel segreto del seggio dimostrano di credere più nelle “monadi” destra- sinistra, come una volta DC -PCI, che nelle persone. Negli uomini tanto tanto, nelle donne davvero no. Il telequiz insegna.