Ebola, è allarme. L’Onu: “Serve assistenza venti volte superiore”

ROMA – La diffusione rapida e incontrollata del virus dell’Ebola sta creando un allarme generale. ll segretario dell’Onu Ban Ki-moon, a margine dell’incontro organizzato a Washington dal Fondo monetario internazionale, ha avvertito che i casi di contagio stanno crescendo in modo esponenziale e ha dichiarato “serve assistenza 20 volte maggiore a quella attuale”, aggiungendo che servono laboratori mobili, personale medico addestrato, elicotteri e attrezzature di protezione.

Sfida più grande dell’Aids

Il presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim ha parlato di ‘impatto potenzialmente catastrofico’, devastante anche sull’economia mondiale. Le conseguenze economiche dell’epidemia, peraltro, potrebbero rapidamente diffondersi anche fuori dell’Africa, il panico scatenato dai casi registrati in Spagna e Stati Uniti è lì a dimostrarlo. 

Il capo dei Cdc (Centre for Disease control) Thomas Frieden, sempre nel corso della tavola rotonda a Washington, ha parlato di epidemia senza precedenti dai tempi dell’Aids agli  inizi degli anni ’80, sostenendo che “sarà una guerra lunga”. Il meeting di questa mattina è stato introdotto dal direttore generale del Fmi Christine Lagarde, ha visto la partecipazione dei leader dei tre paesi più colpiti dal contagio: Guinea, Sierra Leone e Liberia. Presente a Washington il presidente della Guinea Alpha Condé, collegati in videoconferenza il leader della Sierra Leone Ernest Bai Koromain e il presidente della Liberia Ellen Johnson Sirleaf. E’ stato proprio il presidente della Sierra Leone a puntare il dito contro la «risposta più lenta del virus» fornita dalla comunità internazionale. Ellen Johnson Sirleaf, premio Nobel per la pace nel 2011, ha invocato l’invio di «personale medico qualificato» per «rimuovere la morte dalle nostre strade e dalle nostre famiglie».

Paura a New York. In aeroporto gli addetti alle pulizie in sciopero

Insomma lo scenario sembra quasi apocalittico e, dopo la morte del paziente ‘zero’ a Dallas, la paura del contagio da virus  si sta diffondendo negli Stati Uniti, tanto che il Bellevue Hospital Center di Manhattan apre le porte del reparto malattie infettive.  “Lo fa”, scrive oggi il New York Times, “per rassicurare i cittadini dimostrando che in caso di necessità l’ospedale sarà pronto ad affrontare l’emergenza”. Ross Wilson, direttore dell’Health and Hospitals Corporation, associazione governativa che riunisce gli ospedali e i centri sanitari newyorchesi, ha spiegato che il Bellevue può ospitare fino a quattro pazienti affetti da Ebola nelle unità di isolamento. Altre nove unità potranno essere allestite in caso di necessità.

Sempre a New York circa 200 addetti alle pulizie all’aeroporto LaGuardia, sono entrati in sciopero perché si ritengono non sufficientemente protetti dal virus dell’ebola, visto che devono pulire i bagni ed eventualmente anche il vomito. Sono stati inoltre creati picchetti all’esterno del Terminal B, che hanno costretto gli equipaggi a pulirsi loro stessi gli aerei. «Abbiamo a che fare con il vomito. E non abbiamo materiale adeguato, per esempio abbiamo guanti che si rompono», si legge in un comunicato diffuso dagli operatori della ditta Air Serv. Lo sciopero ha riguardato i voli della Delta Air Lines Inc Fliths, il cui staff, di solito assegnato ad altri compiti presso il terminal, si sono messi a ripulire gli aerei. 

Infermiera spagnola contagiata in fin di vita

Intanto peggiorano  le condizioni dell’infermiera spagnola contagiata e ricoverata al Carlo III-La Paz. “Le condizioni sono peggiorate, ma per espresso desiderio della paziente non possiamo dare notizie sulla sua situazione clinica” ha detto la vicedirettrice generale dell’ospedale, Yolanda Fuentes.  «Rischia seriamente di morire». Dopo il fratello, anche il presidente dell’Assemblea regionale Ignacio Gonzalez ha ammesso che non ci sono molte speranze di sopravvivenza per l’infermiera.

Italia. Beatrice Lorenzin, “nessun motivo per allarmismo”

Dopo l’allarme spagnolo, con un caso accertato e altri sei ricoverati sospetti, cresce la paura dell’ebola anche nel nostro Paese. Questa mattina a Roma presso la Regione Lazio si è svolta una riunione convocata dalla Direzione salute per definire protocolli operativi uniformi da adottare in tutti i Dea e pronto soccorso degli ospedali regionali, dell’Ares 118 e dell’INMI Spallanzani, per la segnalazione e gestione di eventuali casi sospetti di malattia da virus ebola (MVE). Presenti all’incontro rappresentanti dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù che avrà un suo percorso dedicato. Nella riunione sono stati definiti tutti i protocolli operativi in coerenza con quanto stabilito dal Ministero della salute per gestire l’emergenza». 

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, intervenuta al Senato, sottolinea come in Italia non ci sia motivo di allarmismo: «Le numerose segnalazioni di casi sospetti, dovute anche a un sistema di allerta attivato nel Paese, sono state oggetto di apposite indagini epidemiologiche e tutte hanno avuto esito negativo. Speriamo che il caso spagnolo resti un evento isolato». Il ministro ha poi sottolineato come esistano già controlli preventivi in punti strategici: «Sei medici sono attivi all’aeroporto di Fiumicino, sette a quello di Malpensa. Le strutture preposte ai controlli sono gli Usmaf, uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera. In questi uffici, 12 centrali e 25 territoriali, lavorano 448 persone. Inoltre, abbiamo avuto modo di effettuare 80mila controlli nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum.

In riferimento al medico italiano di Emergency ricoverato allo Spallanzani di Roma, la Lorenzin ha infine precisato: «Era asintomatico al ritorno in Italia ed è asintomatico ancora oggi. È ricoverato come misura di precauzione. Prima di potersi accertare del non contagio, è però necessario attendere ventuno giorni, periodo massimo di incubazione del virus».

In Italia la regione più esposta sarebbe la Sicilia, la Simit, Società italiana di malattie infettive e tropicali, l’ha indicata infatti come la zona più a rischio. Tuttavia per il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta però «non esiste il rischio ebola. Sono attive da tempo misure eccezionali per il controllo degli immigrati che sbarcano nell’isola. Controlli che sono già fortissimi e che verranno rafforzati».

 

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