Come liberare il Paese dall’illegalità? 20 Maggio 2015. L’impegno della Filcams CGIL
ROMA – Un giornata di approfondimento e confronto su un tema che da sempre è tra i principali argomenti del dibattito pubblico, quello della legalità. La Filcams Cgil ha voluto organizzare un’iniziativa per confrontarsi su impegni concreti , in particolare riguardanti i settori del terziario, turismo e servizi ed ha voluto farlo scegliendo un luogo simbolo di questa battaglia: il nuovo Cinema Aquila a Roma, struttura a suo tempo sequestrata alla nuova camorra e restituita alla collettività.
L’illegalità ha tante e diverse forme: non solo criminalità organizzata, ma anche corruzione, concussione, contraffazione, riciclaggio, falso in bilancio, etc. Da anni ormai le mafie stanno ampliando la loro sfera di azione e influenza anche ai settori dell’economia “legale”. Un fenomeno trasversale, che va da nord a sud, e si inserisce in tutti i campi. Ma È possibile liberare il Paese?
Ad aprire la giornata Ilaria Meli con la presentazione del Report dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano. Dopo una prima analisi sulla presenza delle organizzazioni mafiose nel nord Italia, Emilia Romagna compresa, l’osservatorio si è occupato di inquadrare le principali attività economiche “legali” che le organizzazioni mafiose svolgono nelle regioni settentrionali, analizzando i rapporti tra il mondo legale e i clan mafiosi. Anche in questi casi infatti, il ricorso all’illegalità resta un’arma competitiva decisiva nelle mani delle organizzazioni mafiose. Rifiuti, sanità pubblica, sport, ma anche commercio all’ingrosso e al dettaglio, ristoranti, pizzerie, hotel e turismo, la ricerca ha permesso di evidenziare l’evoluzione della criminalità organizzata, i settori che stanno riscuotendo più “interesse”, il modus operandi e la trasformazione dello schema corruttivo.
Tra i protagonisti del dibattito, Carlo Bonini, giornalista della Repubblica, scrittore di best seller sulla criminalità: dalla biografia di Renato Vallanzasca, ad “ACAB, All cops are bastard ” a “Suburra”, romanzo sui segreti criminali della Roma di oggi.
“Quanto costa la legalità? Costa ancora troppo nel nostropaese, bisogna renderla competitiva, rispetto all’illegalità”.
Un contributo di esperienza che ha permesso di approfondire il tema sotto diversi punti di vista e avviare un interessante confronto anche con Maurizio De Lucia sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia; Roberto Montà Presidente di Avviso Pubblico, Roberto Negrini Vice Presidente Legacoop; Francesco Menditto Procuratore di Lanciano, il quale ha fornito dei dati importanti, ma scoraggianti.
Dal 1992 le aziende confiscate sono quasi 2mila, le aziende attualmente in sequestro circa 10mila, ed altre 5mila potrebbero essere confiscate. Ma il dato più sconfortante è che il 50% delle aziende che inizia il percorso di sequestro che arrivera alla confisca, rischia la chiusura.
La Filcams e la Cgil sono da tempo impegnate in azioni di contrasto alle mafie: “Come confermato dalla ricerca presentata, negli ultimi anni abbiamo assistito all’incremento di situazioni critiche nei nostri settori: Il Cafè de Paris di Via Veneto a Roma, l’Albergo “Villa Vecchia” a Monteporzio Catone, il bar Italia di Torino, sono solo alcuni dei casi di locali messi sotto sequestro perché gestiti dalla criminalità organizzata” spiega Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale della Filcams Cgil. “Complice la crisi e le difficoltà economica, in questo contesto diventa ancora più importante avviare un’azione di contrasto e denuncia, ed affiancare ad esse politiche di tutela del lavoro”.
Controllo, vigilanza e rispetto delle regole, sono fondamentali per poter arginare le attività illegali e diffondere una diversa cultura della legalità, buone pratiche e una contrattazione che renda partecipanti attivi e propositivi, tutti i soggetti coinvolti, a partire dai soggetti pubblici.
“Abbiamo bisogno di unire tutte le forze per combattere insieme ogni forma di illegalità e riconquistare la fiducia di cittadini e lavoratori” conclude Gabrielli, “e allo stesso tempo, individuare politiche di rilancio delle attività; soluzioni che, dopo il sequestro e la confisca dei beni, diano un futuro alle lavoratrici e ai lavoratori.”