ROMA – È noto che il 45% degli uomini è insoddisfatto delle dimensioni del proprio pene. La causa principale di tale insoddisfazione è la cosiddetta Sindrome da spogliatoio che crea un’immagine distorta del proprio corpo in soggetti che rischiano di sviluppare importanti condizioni di disagio nei confronti, non solo del perone, ma, sempre più spesso, nei confronti di tutto il contesto sociale che vivono. Per questo motivo negli ultimi anni è crescente la tendenza a ricorrere a rimedi per l’ingrandimento della lunghezza o della circonferenza del pene.
Questi metodi possono essere definitivi se si parla di falloplastica, quindi di intervento chirurgico o temporanei, oltre che più economici, nel caso in cui si parli di filler a base di acido ialuronico iniettati nel tessuto spugnoso del pene che ne aumenta le dimensioni, ma che ha durata temporanea in quanto l’organismo tende a riassorbirlo nel corso di un anno.
Le tecniche chirurgiche legate alla falloplastica
Volendo approfondire l’argomento della tecnica chirurgica di falloplastica per l’aumento della circonferenza del pene è doveroso citare le varie tecniche che si possono prendere in considerazione e che, a seconda delle caratteristiche del paziente, possono garantirne un maggiore livello di soddisfazione.
La tecnica più eseguita perché poco invasiva in quanto può essere eseguita in anestesia locale e capace di aumentare la circonferenza del pene fino al 30% oltre che dai tempi di recupero ridottissimi e dalla assente possibilità di rigetto è la tecnica che prevede l’iniezione nel pene di grasso autologo. L’aspirazione del grasso è il primo passaggio e viene eseguita prelevandolo dall’addome o dalla coscia del paziente a seconda di un’analisi eseguita preventivamente, successivamente questo grasso viene purificato tramite un’operazione di centrifugazione che divide le impurità dagli adipociti che potranno avere una maggiore sopravvivenza una volta iniettati nelle fasce del pene. Quello dell’introduzione del grasso nel pene è la fase nella quale la competenza del chirurgo è determinante al fine di ottenere un risultato visivamente omogeneo in totale assenza di inestetici accumuli adiposi in alcune zone. Nel corso degli anni molti si sono improvvisati nell’esecuzione di tale tecnica causando notevoli danni estetici ai azienti ed è per questo motivo che alcune persone non vorrebbero prendere in considerazione questa tecnica che invece, se eseguita da mani esperte, ha notevoli punti a favore.
Una tecnica alternativa a quella dell’iniezione di grasso autologo è quella del dermal fat che prevede il prelievo di una porzione di derma e grasso, solitamente dalla zona dei glutei del paziente, ed il successivo innesto nel pene che deve essere suturato lateralmente ai corpi cavernosi penieni. Questa tecnica presenta un risultato estetico con meno rischi di disomogeneità, ma al tempo stesso potrebbe creare diverse complicazioni come ad esempio l’infezione nell’area dell’innesto o la contrazione del tessuto inserito con conseguente arricciamento che determinerebbe un accorciamento del pene. Oltretutto tale intervento richiede una durata di tre ore e non è ripetibile in caso di complicazioni per questi motivi è molto meno consigliabile rispetto alla tecnica di iniezione di grasso autologo.
Le ultime due tecniche per la falloplastica di aumento della circonferenza del pene sono quelle di inserimento di un distanziatore in silicone all’interno del pene che pur avendo una risultato esteticamente omogeneo presenta diversi rischi tra cui la possibilità che la protesi possa uscire durante i rapporti o il rischio di infezione e rigetto da parte del corpo e la tecnica di aumento della circonferenza con ingegneria tissutale con scaffold biodegradabili che però non dà ottimi risultati in termini di percentuali di aumento a fronte di costi abbastanza elevati.
La tecnica dell’iniezione del grasso autologo rimane quindi la più consigliata a patto che sia eseguita da professionisti.