ROMA – Stop Online Piracy Act (SOPA), questo è il nome della proposta di legge in discussione alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America, per contrastare il fenomeno della pirateria informatica e difendere i diritti d’autore.
L’indicazione arriva dai Senatori repubblicani Smith e Leahy (autore dell’altra legge “bavaglio” PIPA, in discussione dallo scorso anno). Se adottata integralmente si realizzerebbe una rivoluzione al contrario del mondo di internet, potrebbe prospettarsi un potenziale collasso di aziende online come Twitter, Facebook, You Tube e Wikipedia.
Che cosa prevede la Legge
Il SOPA mirerebbe a dare maggiore potere al Dipartimento di Giustizia USA, tagliando procedure e verifiche, per agire contro chi nel web violi il diritto d’autore. L’organo di giustizia americano, potrebbe avere il potere di oscurare un sito ritenuto colpevole (il blocco avverrebbe in forma preventiva, prima ancora che un processo stabilisca le eventuali responsabilità dei gestori), agendo direttamente sui provider (bloccando i DNS), ed essere in grado di chiudere le fonti di finanziamento di chi è accusato di favorire la pirateria. Sono previste pene fino a cinque anni di carcere e chi sarà raggiunto dall’ordinanza avrà cinque giorni di tempo per presentare appello. Le azioni legali e le misure preventive di oscuramento, potrebbero essere impugnate anche dai titolari dei diritti d’autore. L’amministrazione Obama si è espressa contraria a tale provvedimento.
L’opposizione ha presentato molti emendamenti alla legge e la commissione ha rimandato a data da definirsi la decisione. Il peso della proposta presentata rimane così, come l’ombra che cade sull’odierno modo di comunicare su internet: non solo sarebbe considerato reato lo streaming di un film, ma anche il semplice link a contenuti che contengano materiale protetto da diritti.
Il nodo della questione
Ovviamente la legge gode del favore dell’ industria musicale e cinematografica, dei produttori di videogiochi e di aziende farmaceutiche, che vedono nell’iniziativa la realizzazione del loro diritto di tutela, dai danni economici di milioni di dollari di cui sono vittime ogni anno.
Di parere opposto sono, altrettanto ovviamente, tutti i social network e le aziende attive in rete, che anche se non direttamente coinvolte nell’atto di pirateria, verrebbero danneggiate dalle censure. Per citare i nomi più importanti Twitter, Facebook, You Tube, Wikipedia e Google, potrebbero ritrovarsi ad effettuare un controllo preventivo di tutti i contenuti riportati nei loro database ed eventualmente pagare una fee (se non le royalties per intero) per non subire taglio dei fondi e oscuramento della rete. Anche per loro sarebbero danni di milioni di dollari, per non parlare delle migliaia di posti di lavoro in bilico per la drastica diminuzione di informazioni/affari online.
Il nodo centrale della questione sembra proprio questo, la limitazione d’nformazione generata dalla tutela dell’interesse del singolo. Diffusamente si è parlato nell’ultimo anno, di come i social network e internet abbiano reso orizzontale e capillare l’accessibilità all’informazione da parte dell’utenza mondiale. Blogging, microblogging, il citizen journalism, enciclopedie, dizionari e traduttori gratuiti, hanno dato la possibilità di comunicare da un angolo all’altro del pianeta senza limiti di nessuna natura. La comun-informazione della rete da voce e supporta chi si oppone contro i regimi e i soprusi, fa informazione quando i servizi pubblici sono latitanti o manipolati, rende fruibile il sapere gratuitamente e nel modo più democratico ed imparziale possibile (ad esempio, a portata di un click, un evento storico raccontato da opinioni opposte per visioni politiche e di religione). Per tutto ciò internet dovrebbe essere governato da organi super partes, che tutelino sia il diritto d’autore del singolo, sia il neonato diritto di conoscenza da fonti gratuite ed eterogenee, “quel tipo di internet” dovrebbe essere considerato patrimonio dell’umanità.
Un tentativo in questo senso da parte di alcuni, tra cui Facebook e Google, è la proposta al Congresso di una legge alternativa chiamata OPEN, anti pirateria, giudicata però dai sostenitori SOPA insufficiente.
La protesta corre sul web
Domani la versione inglese di Wikipedia sarà inaccessibile per 24 ore di protesta, così come molti altri siti. Queste le parole del comunicato stampa di Sue Gardner Direttore Esecutivo di Wikipedia: “La mia speranza è che quando Wikipedia chiuderà il 18 gennaio, le persone comprenderanno che lo stiamo facendo per i nostri lettori. Sosteniamo il diritto alla libertà di pensiero e di espressione di tutti. Pensiamo che tutti dovrebbero aver accesso a materiale educativo su un’ampia gamma di argomenti, anche se non se lo possono permettere. Crediamo in una Rete libera e aperta dove le informazioni possono essere condivise senza impedimenti. Crediamo che le nuove leggi proposte, come SOPA e PIPA, e altre leggi simili in discussione all’interno e all’esterno degli Stati Uniti, non portano vantaggi per le persone.”
Cresce progressivamente un forte dissenso contro la possibile nuova legge. Che siano grandi o piccole aziende chi lavora online e basa il proprio lavoro sulla pubblicazione e la condivisione di testi, fotografie, video, musica, tutti sono contrari ai cambiamenti che modificherebbero la rete negli USA e di conseguenza in tutto il mondo.
SOPA STRIKE e NetCoalition, sono il frutto dei tentativi di compagnie come Amazon, Ebay, PayPal e Yahoo che stanno cercando, senza grandi risultati, di opporsi all’imminente stravolgimento legislativo.
Sembrerebbe che anche Mozilla prenderà parte alla mobilitazione anti-SOPA, con il temporaneo oscuramento di Firefox e WordPress. Su Twitter la rivolta è dal basso, non avendo la società ancora preso una posizione ben definita, ci pensano gli utenti che al grido di #SOPAblackout si asterranno dai cinguetti per alcune ore.
In filosofia, secondo una concezione empirista, la libertà non è altro che avere la possibilità di agire senza alcun ostacolo materiale, ed internet in questo senso sembra la verifica del postulato filosofico, libertà d’informazione e d’espressione sono la ricchezza più importante offerteci dalla rete. Nella storia non c’è stata emancipazione (ne liberalizzazione potremmo aggiungere) senza lotta, la sommossa del web ne è l’ennesimo esempio.