CANNES – Il Racconto dei Racconti è una meraviglia di due ore, non c’è molto altro da dire su questo bellissimo film tratto dal Lo Cunto de li cunti scritto nel 600 da Basile, un autore saccheggiato dai più noti scrittori come Andersen e i Fratelli Grimm.
Garrone stupisce, perché realizza un film senza molte parole, che incanta con la potenza visiva del cinema, con la grandezza pittorica delle sue immagini, della scenografia, dei costumi e dei colori. Stupisce, incanta, fa orrore e meraviglia. Ogni racconto è pieno di simboli ed estremamente moderno, un film che sorprende e che lascia per ore dopo la visione, la testa piena di emozioni, di ricordi di immagini, e che lascia senza parole, senza niente altro da dire se non la voglia di rivederlo e di rivederlo
Trovo inutile e decisamente deleterio tutto quell’esercizio di critica piuttosto denigratoria su questo film, sulla claque di Cannes secondo alcuni portata da Rai Cinema e poi sui minuti di applausi etc etc . Trovo queste dichiarazioni e articoli inutili e stupidi, aldilà di quello che si pensa del film, credo che comunque sia tre registi a Cannes facciano bene a tutto il cinema italiano e comunque le critiche inutili, perché quelle costruttive fanno bene, anche su Mia Madre di Moretti e Youth di Sorrentino, quasi li si aspettasse al varco, mi danno fastidio. Eppure non sono mai stata un critico facile, sempre attento e senza peli sulla lingua. Questa volta in me pervade solo l’orgoglio di vedere tre grandi del cinema italiano, con tre film profondamente diversi tra loro come del resto lo sono i tre autori, con dei film importanti, che emozionano, che sorprendono, in cui soprattutto Garrone e Moretti si mettono in gioco, scoprono carte diverse, Garrone con un film totalmente visionario, diverso dalla “realtà” a cui ci aveva abituato e Moretti con questo andare ancora più in profondità nel personale ma affidando per la prima volta in assoluto il suo alterego non più a se stesso né ad un uomo, ma ad una donna, in concorso al festival di Cannes come mai era successo prima, che in questo modo celebra il cinema italiano ritornato prepotentemente all’attenzione del parterre internazionale. Questo conta niente altro. Perché non abbiamo lo stesso senso di protezione del nostro patrimonio culturale dei francesi, che riescono a far apprezzare persino le rovine romane in Camargue più di quanto noi facciamo in Italia?