Protagora, il sofista che mise l’uomo al centro: perché oggi è più attuale che mai

Quando si parla di filosofia antica, il pensiero va subito ai “grandi sistemi”: Platone, Aristotele, Parmenide, Eraclito. Eppure, nel cuore pulsante dell’Atene del V secolo a.C., c’è una figura che ribalta le certezze della filosofia tradizionale, anticipa la modernità e apre la strada a un modo nuovo di guardare al sapere, alla verità e alla responsabilità umana: Protagora di Abdera, il più celebre tra i sofisti.

La sua frase più nota – «L’uomo è misura di tutte le cose» – è diventata un vero spartiacque nella storia del pensiero. Con essa Protagora non solo mette in discussione la pretesa di una verità oggettiva e assoluta, ma afferma che ogni conoscenza, giudizio, valore dipende dall’essere umano, dalle sue percezioni, dal suo punto di vista. Non è un semplice slogan relativista, come spesso si crede: è una dichiarazione di responsabilità. Se non esiste una verità data una volta per tutte, allora siamo noi – individui e comunità – a dover costruire criteri, regole, linguaggi, leggi.

Perché Protagora parla ancora al presente

Oggi viviamo in un tempo dominato dal pluralismo di idee, dall’iperconnessione, da realtà che cambiano a velocità vertiginosa. Fake news, intelligenza artificiale, democrazie fragili, conflitti culturali: mai come ora la verità è discussa, contesa, negoziata. Ed è qui che Protagora torna a essere sorprendentemente attuale.

  • Ci ricorda che la verità non è mai neutra: dipende dal contesto, dal linguaggio, dagli scopi di chi la enuncia.
  • Ci insegna che la conoscenza è una costruzione sociale, non un dogma calato dall’alto.
  • Ci mostra che il dialogo e la retorica non sono manipolazione, ma strumenti civili per decidere insieme che tipo di mondo vogliamo abitare.

Non a caso, Protagora fu il primo a essere pagato per insegnare l’arte della parola, della persuasione, della politica. Non educava a conoscere “la verità”, ma a saper agire nella città, a difendere le proprie idee, a costruire consenso. Una figura che oggi definiremmo “formatore”, “coach”, “consulente di comunicazione”.

Il relativismo come responsabilità, non come caos

La critica più feroce che gli rivolsero Platone e Socrate è nota: se tutto è relativo, allora tutto è lecito. Ma la posizione di Protagora non è anarchica: è umanistica. Se ogni giudizio dipende dall’uomo, allora ogni uomo deve essere educato a scegliere, a valutare, a partecipare. Il relativismo, per Protagora, non elimina la possibilità di decisione collettiva: la fonda. La verità più utile per la comunità è quella che permette di vivere meglio insieme. È qui che la sofistica si salda con la democrazia.

SEO e contemporaneità: perché parlarne oggi

Un articolo su Protagora non è solo filosofico, ma altamente in linea con alcune parole chiave oggi centrali nel dibattito pubblico e nella ricerca web:
verità, relativismo, democrazia, comunicazione, retorica, educazione civica, filosofia antica attuale, pensiero critico.

In un mondo che domanda come orientarsi tra molteplici realtà – digitali, etiche, politiche – Protagora ci offre un pensiero che non fornisce risposte già fatte, ma ci obbliga a porre domande migliori.

Protagora ci costringe a una presa di responsabilità

Se non esiste una verità assoluta, allora ogni cittadino, ogni comunicatore, ogni educatore è chiamato a costruirla insieme agli altri. La sua lezione attraversa i secoli e approda dritta nel cuore delle sfide contemporanee: imparare a convivere con la complessità, trasformando il conflitto in dialogo, la pluralità in ricchezza, la parola in strumento di libertà.

Perché – oggi come allora – l’uomo resta la misura di tutte le cose.

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