Mercato del lavoro al voto del Senato. Fiom: 2 giornate di mobilitazione

ROMA – La riforma del mercato del lavoro si avvia al voto finale  da parte del Senato. Giovedì, a partire dalle ore 12 in diretta tv la conclusione del dibattito e poi il voto.

Il governo ha chiesto la fiducia su un pacchetto di quattro emendamenti che corrispondono ai capitoli della flessibilità in entrata, flessibilità in uscita, ammortizzatori sociali e formazione Ci saranno quindi quattro voti di fiducia a partire da subito sui quattro maxiemendamenti  che sostituiscono 1 77 articoli del testo approvato dalla Commissione Lavoro .  Ma la partita non si chiude. Il voto definitivo del Senato sarà importante per verificare la consistenza della maggioranza su una legge che è stata  al centro del dibattito fra le forze politiche e delle iniziative sindacali, della forte mobilitazione dei lavoratori a difesa in particolare dell’articolo 18, mobilitazione che ha consentito di ridurre i danni, di respingere gli attacchi di quelle forze che hanno cercato, ancora una volta, di eliminare una normativa che tutela i diritti dei lavoratori. La Cgil , in una nota della segreteria, afferma che “ si è ancora in presenza di un testo che ha bisogno di  importanti modifiche.. Ci sono nel testo sul quale il Senato è chiamato a votare la fiducia “ diverse novità positive e alcuni peggioramenti”.

 

Presidi della Cgil a Roma durante l’iter parlamentare

 Per questo la Cgil continuerà a “presidiare “la discussione in corso a Palazzo Madama e poi successivamente alla Camera dei deputati. La Fiom annuncia due giornate di mobilitazione: il 13 nei territori e il 14 giugno anche con presidio a Roma contro la riforma del mercato del lavoro, per la difesa dell’art. 18, contro l’assenza di politiche industriali, per le garanzie del futuro per i cosiddetti ‘esodati’, per la democrazia nei luoghi di lavoro e il Contratto nazionale.” Così Maurizio Landini, segretario generale del sindacato dei metalmeccanici , ha motivato questa decisione nel corso del suo intervento al direttivo dell’organizzazione del Veneto. “Tale decisione- ha detto- rispetta gli impegni votati dall’Assemblea nazionale dei delegati e delle delegate che si è svolta a Montesilvano il 10 e 11 maggio.” Nella nota della Cgil si prendono in esame punto per punto gli articoli del disegno di legge e si sottolinea che il sindacato non rinuncia all’idea che vi possono essere miglioramenti nel testo. “Si può fare di più e meglio- afferma la segreteria confederale-nella riduzione della precarietà e nell’allargamento in senso universale degli ammortizzatori sociali e nelle tutele nei confronti degli abusi, pertanto il testo ad oggi all’esame non risponde alla necessità di riaprire per l’Italia una “prospettiva di crescita”, come pure recita il titolo del provvedimento, della quale il lavoro dovrebbe essere parte essenziale.”


La CGIL , conclude la nota, a conferma delle proposte già consegnate durante l’esame del provvedimento al Senato nel prosieguo dell’iter parlamentare, avanza precise richieste:

    •    rimuovere o comunque restringere significativamente i periodi che non necessitano di causale giustificativa nel ricorso ai rapporti di lavoro a termine;
    •    ripristinare le disposizioni restrittive sul lavoro intermittente;
    •    innalzare significativamente, fino a tre volte, il riferimento economico che esenta il titolare di P.Iva dalla presunzione di subordinazione ( da 18mila a 42mila Euro lordi annui);
    •    universalizzare effettivamente gli ammortizzatori sociali per tutti i settori e le tipologie di impiego, mantenendo la funzione integrativa della bilateralità contrattuale;
    •    rimuovere la retroattività del licenziamento in caso di esito negativo della procedura di conciliazione

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