Tagli allo stato sociale: opposizione e sindacati pronti a dare battaglia

ROMA – La voce delle parti sociali si sta alzando. Non troverà certamente un bel clima vista la rinnovata insistenza con la quale Jean Claude Trichet lancia l’ennesimo monito all’Italia. Si profilo un nuovo, duro, e probabilmente decisivoscontro, che vede al centro della discussione, udite udite, i componenti della stessa maggioranza.  Se la Spi-Cgil è inferocita per il rischio di un più che probabile attacco alle pensioni, è lo stesso Bossi a brandire la spada contro tale ipotesi.

Nessuno si illuda, il Bossi resta sempre il “Senatur” leghista che ben conosciamo, ma questa volta alla compagnia si sono aggiunte le parti sociali, forti di un rinnovato spirito battagliero dello stesso Pd, memore forse di essere la Forza politica numericamente più rappresentativa dell’opposizione. “Apprendo di anticipazioni sconcertanti di misure che il governo si appresterebbe a varare. Se pensano di far pagare la manovra alla povera gente, dovranno vedersela con noi”, chiosa un deciso Bersani.

Non siamo quindi in presenza di stati allucinatori ma di una rabbia diffusa che esce dai confini del transatlantico di Montecitorio e della quale si fa interprete lo stesso Paolo Ferrero, segretario del Partito della Rifondazione Comunista che chiama a raccolta “un’opposizione più ampia e incisiva” che dovrà ora dimostrasi molto più presente rispetto al passato. “Dalle indiscrezioni è evidente che il governo vuole usare l’emergenza per scaricare la crisi sui soliti noti: lavoratori, pensionati e giovani in primo luogo. È infatti evidente che ogni aumento dell’età pensionistica corrisponde a migliaia di giovani che restano disoccupati e precari”. Il segretario del Partito della Rifondazione Comunista non si ferma e avanza proposte concrete come “dimezzare le spese militari, tassa patrimoniale per chi possiede più di un milione di euro, aumento della tassazione delle rendite finanziarie, dimezzare i costi della casta, restituzione dei finanziamenti pubblici da parte delle aziende che delocalizzano, stop alle grandi opere”. Come sottolinea lo stesso Ferrero, si può correre ai ripari senza “mettere le mani nelle tasche degli Italiani”! Il fantasma di un rimedio “costi quel che costi” viene denunciato anche da Pierpaolo Leonardi dell’esecutivo nazionale Usb che non manca di denunciare come vi sia in atto il tentativo e “la volontà di scaricare di nuovo i costi della crisi sul mondo del lavoro e sulle pensioni invece che colpire le rendite, la speculazione e chi effettivamente ha creato questa condizione, per questo saremo sotto Palazzo Chigi a dire no alle misure annunciate e per diffidare le parti sociali dal dare qualsiasi via libera al governo”.

Seppur altalenante e ondivaga, anche la Cisl si mostra critica e prova a mettere i puntini sulle “I”, sottolineando che accetterà la patrimoniale “a condizioni che non gravi su chi ha solo una casa perché di solito le tasse in Italia le pagano i lavoratori dipendenti e i pensionati che non possono pagare di nuovo quando c’è una patrimoniale”. Ad esplicitarlo è lo stesso segretario Raffaele Bonanni, leader della confederazione, dai microfoni di Uno mattina. Nello stesso tempo esibisce il disco verde nei confronti delle liberalizzazioni, soprattutto delle municipalizzate che non manca di definire come “l’ultimo scorcio di Unione Sovietica in Italia”. Per rendere ancora meno chiaro il suo discorso, Bonanni ammonisce a “non toccare Finmeccanica, Eni, Enel e Poste perché sono quotate in Borsa e non vorremmo che facessero la fine dei gioielli di famiglia, spezzettati e venduti negli anni ’90”.

Diverso invece il tenore delle dichiarazioni rilasciate da Cantone della Spi-Cgil, che definisce come vergognose le decisioni del Governo che si avvia con chiarezza verso una politica tendente a “colpire le pensioni medio basse ed il sistema delle pensioni di anzianità; a tagliare risorse a comuni e regioni. Inoltre si vuole ridurre drasticamente i servizi socio-sanitari-assistenziali, intervenire pesantemente su reversibilità, accompagnamento ed invalidità, servizi per non autosufficienti e per completare l’opera – conclude Cantone – si vuole modificare la Costituzione e lo Statuto dei lavoratori con la scusa di modernizzare il mercato del lavoro”.   La raffica di prese di posizione provenienti dalle parti sociali continua. E’ ancora la Cgil che attraverso una nota a due mani redatta dal segretario Confederale Vera Lamonica, e dal responsabile del dipartimento Welfare, Sandro Del Fattore, riprende con forza l’argomento pensioni, sottolineando come “nel mirino del governo ci siano nuovamente le pensioni di anzianità: evidentemente il governo ha scambiato il sistema previdenziale come una sorta di bancomat”. I due dirigenti sindacali con hanno dubbi nell’affermare il fatto che “si vuole accelerare in questo modo il meccanismo delle cosiddette quote (somma tra età anagrafica e contributiva). Quelle quote però sono state già abbondantemente superate. Ci si dimentica, infatti, che già con la manovra dello scorso anno è entrata in vigore la cosiddetta “finestra mobile” che prolunga di un anno la permanenza al lavoro. Ciò vale anche per i lavoratori e le lavoratrici che maturano i 40 anni di contribuzione”.

Come possiamo vedere la prognosi resta riservata per quanto riguarda le sorti economico-sociali del Nostro paese; una situazione che evolve di ora in ora e che non mancherà sicuramente di colpi di scena. Resta il rammarico di notare come ancora una volta l’opposizione mostri di non saper approfittare dei varchi e nelle contraddizioni che spesso si aprono nella maggioranza governativa. La prospettiva politica di una forte opposizione, propositiva e coinvolgente anche di quell’ampio settore che non è rappresentato in Parlamento, stenta a decollare. Il tempo stringe e il “contro-diktat” in risposta allo stesso Trichet ed alla Bce che intenderebbe disegnare scenari apocalittici nel Nostro paese pur di far quadrare i propri bilanci, tarda ancora a venire.

Intanto in tarda serata il “Senatur” incontrerà a Roma il Silvio Berlusconi. Manterrà la linea annunciata o sarà l’ennesimo fuoco di paglia di un’altrettanto inciucio di Palazzo? Affidarsi a queste speranze è la dimostrazione di quanto occorra far presto per creare una vera alternativa politica che si faccia veramente interprete dei diritti e delle aspettative di un Popolo ormai sfinito e sfiduciato.

 

 

 

 

La voce delle parti sociali si sta alzando. Non troverà certamente un bel clima vista la rinnovata insistenza

con la quale Jean Claude Trichet lancia l’ennesimo monito all’Italia. Si profilo un nuovo, duro, e probabilmente decisivo scontro, che vede al centro della discussione, udite udite, i componenti

della stessa maggioranza.  Se la Spi-Cgil è inferocita per il rischio di un più che probabile attacco alle

pensioni, è lo stesso Bossi a brandire la spada contro tale ipotesi. Nessuno si illuda, il Bossi resta

sempre il “Senatur” leghista che ben conosciamo, ma questa volta alla compagnia si sono aggiunte le

parti sociali, forti di un rinnovato spirito battagliero dello stesso Pd, memore forse di essere la Forza politica numericamente più rappresentativa dell’opposizione.  “Apprendo di anticipazioni sconcertanti di misure che il governo si appresterebbe a varare. Se pensano di far pagare la manovra alla povera gente, dovranno vedersela con noi”, chiosa un deciso Bersani.

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