ROMA – Incredibile, ma vero. Prima i sindacati firmano l’intesa con l’azienda e poi, chissà per quali motivi, chiedono ai lavoratori di esprimersi in un referendum. Così oggi Filt Cgil, Fit Cisl e Ugl fanno partire la votazione dalle 16 di oggi fino alle 8 del 25 luglio sull’accordo sull’integrativo aziendale che contiene l’accordo sul contributo del lavoro.
Un passo di facciata e per certi versi obbligato visto che i sindacati promotori dopo la firma hanno subito una cancellazione di massa degli iscritti delusi dalla trattativa. Ma non è tutto. Le tre sigle sindacali in una nota puntualizzano che “l’amministratore delegato Del Torchio, in risposta alla richiesta Uil, (che non ha firmato ndr), ha confermato la drammaticità della situazione dell’azienda che il 25 deve affrontare l’ultima prova decisiva per evitare il fallimento e per poter avviare a buon fine l’accordo con Etihad e nessuna delle due condizioni si potrà realizzare in mancanza dell’accordo sindacale”.
Secondo Filt, Fit e Ugl «gli accordi sottoposti a referendum, sofferti e impegnativi per il lavoro, sono uno degli elementi indispensabili per scongiurare il fallimento di Alitalia e conseguentemente il fallimento dell`operazione di ingresso di Etihad». Ma allora perché le parti non hanno lavorato nella massima trasparenza in modo da sottoporre prima ai lavoratori un accordo così pesante? La risposta arriva subito: “L’accordo sul costo del lavoro – spiegano i sindacati firmatari – dura sei mesi e si concluderà, quando sarà già costituita la nuova azienda, a seguito dell`accordo con Etihad ed il rinnovo del Ccnl del
Trasporto Aereo, che sarà applicato dalla nuova Alitalia, garantisce gli aumenti contrattuali e stabilità nei trattamenti economici e normativi dopo il passaggio di azienda». «A questo punto – hanno concluso le tre organizzazioni sindacali di categoria – solo l’espressione democratica e responsabile del voto dei lavoratori può mettere la parola fine a questa fase drammatica dell’azienda con il SI al referendum, prima dell’assemblea dei soci del 25».
Nel frattempo i sindacati di piloti e assistenti di volo Anpac, Avia e Anpav contestano le modalità di svolgimento del referendum. In una lettera inviata al presidente Roberto Colaninno e all’amministratore delegato Gabriele Del Torchio le tre sigle scrivono: «Rileviamo nella vostra comunicazione del 22 luglio sul tema della richiesta consultazione referendaria sugli accordi aziendali, un elemento discriminatorio ed antidemocratico, ancora una volta in danno dei naviganti: la richiesta, che non è nelle vostre disponibilità, di svolgere un referendum in soli due giorni, impedendo così scientemente il diritto di voto a quella larga larga parte di naviganti impegnato in attività di volo. Vietare ad una così larga parte di dipendenti la possibilità di esprimersi sul proprio contratto – sottolineano – falserebbe il risultato minandone lo spirito inclusivo e democratico».
Anpac, Avia e Anpav contestano poi ai vertici Alitalia la «disdetta ai vigenti accordi sulle agibilità sindacali in virtù del perfezionamento in data 17 luglio» della parte «specifica Vettori del contratto nazionale del Trasporto Aereo». Questo perchè fino all’esito del referendum questo parte dell’accordo, secondo le tre sigle, «non risulta ancora perfezionata nè applicabile dal gruppo Alitalia Cai ai suoi dipendenti». Anpac, Avia e Anpav, infine, confermano la loro «disponibilità, nell’ottica di favorire la concretizzazione delle condizioni utili a concludere l’accordo con Etihad, a sottoscrivere entro la serata di giovedì 24 luglio un contratto collettivo aziendale» dai «contenuti identici a quelli già negoziati nella citata parte specifica Vettori».