Ikea, adesione massiccia allo sciopero in tutta Italia

Negozi in difficoltà e lavoratori tutti fuori. Tante le iniziative fantasiose: dalla musica alle letture pubbliche, dai funerali al Contratto Integrativo Aziendale, ed anche cortei interni e cocomerate

 

ROMA – L’11 luglio 2015 sarà ricordato come il giorno in cui, per la prima volta in Italia, le lavoratrici ed i lavoratori di Ikea hanno scioperato, aderendo massicciamente alle iniziative e i presidi organizzati davanti a tutti i punti vendita. Alta adesione ovunque, volantinaggi , cortei e comizi e iniziative, per condividere le ragioni della protesta e sollecitare la solidarietà dei clienti. La giornata si preannunciava calda, e i sindacati hanno organizzato, oltre alle classiche forme di mobilitazione, iniziative fantasiose che hanno trasformato i presidi dei lavoratori in piccole feste, con intrattenimento per i bambini, musica e tanti sorrisi: molti clienti si sono lasciati coinvolgere e hanno solidarizzato con i lavoratori in sciopero, preferendo sostenere la loro lotta e rimandando a un’altra occasione la visita dentro lo store.

La nuova dirigenza Ikea, negli ultimi mesi, ha modificato l’atteggiamento verso i propri dipendenti e le organizzazioni sindacali, con la disdetta del contratto integrativo e la richiesta di diminuire o eliminare alcune voci retributive che determinano significativamente il salario dei 6mila dipendenti, per il 70% con contratti part time.

Al termine dell’incontro  del 3 luglio scorso, durante il quale si sono registrate distanze ancora troppo ampie fra le parti, le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, hanno proclamato lo sciopero di 8 ore, per contrastare il tentativo di Ikea di finanziare il proprio sviluppo mediante il taglio dei costi di staff.

 “Siamo molto soddisfatti della riuscita dello sciopero” afferma Giuliana Mesina segretaria nazionale della Filcams Cgil, “una risposta importante da parte dei lavoratori, un segnale forte e compatto nei confronti della dirigenza Ikea. Difficile per l’azienda non tener conto di questo collettivo di persone, così unito e solidale nel rivendicare i propri diritti. Auspichiamo adesso la ripresa di un tavolo di confronto equilibrato, che, tenendo conto del contesto, possa trovare soluzioni condivise, senza dover tagliare i salari dei dipendenti, già ai limiti della sostenibilità”.

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