Pirateria somala: dove sono gli italiani della Savina Caylyn?

ROMA – L’ultimo assalto-sequestro messo in atto dai pirati somali che ha interessato l’Italia è avvenuto lo scorso 8 febbraio.

Un attacco compiuto ai danni di una petroliera italiana, la Savina Caylyn, di proprietà della società armatrice partenopea dei Fratelli d’Amato. I tempi per il salvataggio della petroliera e dei sui 22 marittimi, membri dell’equipaggio, di cui 5 italiani e 17 indiani, sono tuttora un’incognita. Della nave e degli uomini non si sa più nulla anche perché il governo italiano ha imposto uno stretto riserbo sull’intera vicenda come fece per il rimorchiatore italiano Buccaneer, catturato nell’aprile del 2009. Della nave si sa solo che è nelle stesse acque dove è alla fonda lo Yacht danese, S/Y ING.  I cinque italiani, tra cui tre campani, insieme ai loro compagni di sventura indiani, dovrebbero essere nei pressi di Harardhere lungo la costa somala del Puntland. Si tratta del territorio costiero somalo dove si trovano tutti i covi dei pirati somali e, che è ormai, divenuta una nuova e moderna Tortuga. Dopo questo assalto ad una nave italiana nel mare dei pirati si è tornato di nuovo a parlare del sequestro del rimorchiatore italiano Buccaneer. La vicenda, a un anno e mezzo dalla sua conclusione, per molti aspetti somiglia, per le tante analogie che li accomunano, a quella della Savina Caylyn. I marittimi del Buccaneer hanno vissuto una terribile esperienza che ha segnato la vita di molti di loro e dei loro familiari. Del resto questi uomini di mare sono lavoratori e non sono soldati e non vanno a combattere una guerra e pertanto, non sono preparati a sopportare le angherie e le privazioni che invece, poi subiscono se cadono nelle mani dei pirati somali.

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